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«Fifth Italy-China Innovation Forum»: Creatività e innovazione, le parole chiave della partnership italo-cinese

Creato il 28 ottobre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
«Fifth Italy-China Innovation Forum»: Creatività e innovazione, le parole chiave della partnership italo-cinese

Italia e Cina, due Paesi millenari con profondi legami storici, non sono mai stati così vicini come al Fifth Italy China Innovation Forum che si è tenuto al Politecnico di Milano il 16 ottobre 2014. Al convegno erano presenti le alte autorità italiane e cinesi, nelle persone del Primo Ministro italiano Matteo Renzi e del Primo Ministro cinese Li Keqiang, il Presidente della regione Lombardia Roberto Maroni, il Professore Giuliano Noci, promotore dell’evento al Politecnico, il Presidente della Bank of China Tian Guoli e businessman italiani e cinesi. Nonostante la varietà dei relatori, al convegno si è parlata la stessa lingua al punto da non percepire le differenze linguistiche tra italiano e cinese. Il messaggio è stato chiaro: Italia e Cina sono complementari e la loro partnership ha notevoli margini di crescita.

Tuttavia, lo stato attuale delle relazioni commerciali tra Italia e Cina mostra che c’è ancora molto da fare. Infatti, la Cina rappresenta il 10° mercato per l’export italiano e il 3° per l’import; di fatto l’Italia esporta in Cina meno di quanto esporta in Belgio, il che è emblematico delle strategie intraprese fino a pochi anni fa dall’Italia1. Dal punto di vista cinese, l’Italia rappresenta il 21° mercato per l’export e il 25° per l’import. Quindi, da un punto di vista quantitativo l’Italia non è rilevante per la Cina.

Il trend tuttavia è positivo. L’interscambio nel periodo gennaio – agosto fa registrare una crescita del 11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò a dimostrazione che la Cina guarda sempre con maggiore attenzione all’Italia. Italia e Cina si piacciono, si rispettano e la loro storia millenaria alla base, rispettivamente, del mondo Occidentale e Orientale contribuisce ad avvicinarle.

Il Professore Noci spiega che sono in particolare due elementi dell’Italia che attraggono l’attenzione della Cina. Il primo elemento è la multidisciplinarietà italiana, il nostro DNA creativo, riconosciuto dai Cinesi come un elemento unico distintivo degli Italiani. Il secondo elemento è l’eccellenza delle università italiane, dotate di una grande capacità di sviluppo tecnologico e di formazione del talento, nonostante le scarse risorse a disposizione. Ciò è ben testimoniato dall’incremento del numero di studenti cinesi che sceglie il Bel Paese per proseguire gli studi universitari.

Per dare vita a una solida partnership nei prossimi anni, Italia e Cina dovrebbero sfruttare la loro complementarietà, ossia la capacità della Cina di ingegnerizzare le economie di scala e la caratteristica italiana della flessibilità orizzontale, ossia la capacità di mettere insieme ambiti di competenza diversi.

E tale partnership dovrebbe essere costruita intorno a quelli che in generale tutti i relatori hanno individuato come i punti di forza di Italia e Cina, ossia creatività e innovazione. In effetti, sarebbe anche ora di porre fine allo stereotipo della Cina come brava solo a copiare. Questa percezione errata non permette di comprendere in pieno l’ascesa cinese e delle sue aziende, come la BGI (Beijing Genomics Institute) presente al forum nella persona di Ning Li, CEO di BGI Europe.

Una buona prova della partnership italo-cinese potrebbe essere dimostrata nelle 5 aree di collaborazione individuate dal Primo Ministro cinese Li Keqiang in cui la Cina esprime attualmente e continuerà ad esprimere una forte domanda di beni ad alto contenuto tecnologico: ambiente e energie rinnovabili, sanità e servizi sanitari, agricoltura, urbanizzazione sostenibile e aerospazio.

Nel suo intervento, il Professore Noci indica che la cooperazione dovrebbe avere almeno due obiettivi. Il primo, affermare per l’Italia la logica dello scambio valore. Ossia, la collaborazione italiana nel fornire know-how dovrebbe essere finalizzata all’accesso e alla penetrazione del mercato più grande del mondo. Il secondo obiettivo è capitalizzare la complementarietà italo-cinese cooperando per penetrare nuovi mercati interessanti, come quelli della regione Asia-Pacifico.

La possibilità concreta di sviluppare questa partnership si basa sull’accrescimento della conoscenza e della fiducia reciproca, e a tal fine le università ricoprono un ruolo fondamentale. Da parte sua l’Italia deve svolgere un ruolo proattivo, iniziando a fare sistema efficacemente e concretamente mettendo insieme componenti da ambasciate, ministeri, università e imprese.

L’organizzazione di un sistema-Italia per affrontare il mercato cinese è un passo importante della strategia italiana. Tuttavia, occorre ancora un elemento per incrementare le probabilità di successo in Cina: un supporto locale che conosca la lingua, la cultura e un mercato tanto complesso quanto quello cinese e che possa mettere in contatto le imprese italiane con i giusti partner cinesi. Il Presidente della Bank of China Tian Guoli ha affermato che la Bank of China può essere proprio quel ponte tra imprese italiane e imprese cinesi per collegare i due mondi imprenditoriali. L’apertura del Presidente di Bank of China alle imprese italiane, e in particolare alle PMI, di cui ha ribadito l’importanza tanto nel sistema produttivo cinese (circa il 60% del Pil) tanto in quello italiano, è un’ottima occasione da cogliere soprattutto per le imprese con meno conoscenza del mercato cinese potendo interfacciarsi in Italia con personale bi-nazionale nelle sedi della Bank of China di Roma e Milano e potendo poi contare su una presenza radicata sul territorio cinese.

È infine emblematico come sia proprio il Presidente Tian Guoli a ricordarci le nostre potenzialità e nello stesso tempo a mettere in evidenza i limiti della nostra strategia nello sviluppare il mercato, portando ad esempio il caso del vino. Senza giri di parole ha affermato che la Francia è stata molto più brava ed efficace a promuovere il proprio vino al punto da far ritenere che solo il vino francese fosse di qualità superiore. Tuttavia, la crescita della cultura cinese per il vino e il successo individuale di alcuni imprenditori italiani del settore hanno attirato l’interesse cinese verso il vino italiano, aprendo contemporaneamente un nuovo mondo ai consumatori cinesi e ai produttori italiani.

Tuttavia, in un mondo globalizzato, dove la pressione competitiva è ad altissimi livelli, non c’è più tempo da perdere o strategie da lasciare al caso. Il Fifth Italy China Innovation Forum con la firma, al termine dei lavori, di molteplici contratti tra le parti italiane e cinesi dimostra concretamente che la creatività e la capacità di innovazione dell’Italia congiunta all’organizzazione trasversale dei diversi attori del sistema-Italia è la via giusta per proporsi alla Cina.


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