Risale al 10 gennaio scorso l’accordo Emilia Romagna – Barilla per la filiera del grano
“Barilla, accordo di filiera, solo grano duro Made in Emilia Romagna. Barilla sceglie il grano duro emiliano – romagnolo, per una pasta interamente made in Emilia Romagna.”
La multinazionale Barilla, venderà la sua pasta non soltanto in Emilia Romagna ma in tutto il resto del Paese e non solo, compreso il Sud, a discapito delle eccellenti produzioni meridionali sia di grano che di pasta. La Campania, la Puglia, la Sicilia (solo per citarne alcune) sono tra le maggiori produttrici di grano e di pasta.
Tale accordo promosso dalla Regione Emilia Romagna, riguarda la campagna cerealicola 2013-2014, prevede un quantitativo di circa 95.000 tonnellate e coinvolge l’intera filiera di produzione del grano emiliano – romagnolo. Si tratta dell’ottavo rinnovo consecutivo, come sottolineato orgogliosamente anche dall’Assessore Regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni
Tempo fa la Regione Calabria provò a fare un tentativo simile, approvando la legge n. 22 dell’11 giugno 2012: Modifiche alla legge regionale del 14 agosto 2008 n. 29, recante “Norme per orientare e sostenere il consumo di prodotti agricoli anche a chilometri zero”.
Ma fu bloccata dall’allora Governo Monti, rappresentato dal Ministro senza portafoglio per il Turismo e per lo Sport, con la delega al Dipartimento per gli Affari Regionali , Piero Gnudi, deliberando l’impugnativa davanti alla Corte Costituzionale.
Nella nota del Consiglio dei Ministri n. 40 del 27/07/2012, si legge: …”In quanto contiene disposizioni che la legge regionale, nel favorire la commercializzazione dei prodotti calabresi, era in contrasto con i principi comunitari sulla libera circolazione delle merci”.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, facente parte dell’attuale Governo Letta avrà proposto la stessa impugnativa?
Ecco cosa si legge dall’Ufficio Stampa del Ministro:
“Quello firmato oggi tra l’Emilia Romagna e la Barilla non solo è un buon accordo, ma è anche una buona idea che credo possa essere ripercorsa in altre filiere e anche a livello nazionale. Bisogna incoraggiare ogni iniziativa che valorizzi le produzioni agricole del nostro Paese e che, allo stesso tempo, tenga conto della questione della sostenibilità ambientale. Tutto ciò coniugando tradizione e innovazione, due parole chiave del nostro patrimonio agroalimentare”.
“È fondamentale, viste anche le condizioni legate all’attuale crisi economica, sostenere iniziative che possano avere ricadute positive sul nostro agroalimentare, sui nostri agricoltori e sul territorio stesso. L’agroalimentare italiano rappresenta un settore centrale e strategico per l’intera economia nazionale. Dobbiamo mettere in campo ogni strategia utile per valorizzare e supportare tutti quelli che ogni giorno lavorano duramente per affrontare le grandi sfide dei nostri giorni. Dobbiamo puntare sul nostro Made in Italy che rappresenta una risorsa preziosa e insostituibile, che tutto il mondo ci invidia”.
A voi l’ardua sentenza.
Margherita Briamonte