La trama (con parole mie): Lester Ballard, giovane disadattato che vive ai margini di una piccola comunità nel cuore del Tennessee, è privato della casa che occupa e della convivenza "civile" con gli altri abitanti del luogo, e finisce per riparare sulle montagne, difendendosi dalle intemperie con mezzi di fortuna e vivendo in prima persona la coesistenza con il proprio lato oscuro.Progressivamente divorato dalla violenza e dalla propria psiche distorta, Lester finisce sviluppa l'attitudine all'uccisione e allo stupro, trasformandosi in un grottesco, agghiacciante serial killer dall'aspetto di un uomo nero delle favole, dedito alla necrofilia e alle imprecazioni, prigioniero della solitudine della mente prima ancora che del corpo.Trovatosi, infine, di fronte alla Legge, Lester dovrà fare appello a tutto il suo istinto di sopravvivenza per poter riguadagnare la Libertà.
Se dovessi considerare l'esistenza di un equivalente di Clint Eastwood nell'ambito letterario, senza dubbio Cormac McCarthy sarebbe il candidato ideale: porta la sua firma uno dei miei romanzi preferiti di tutti i tempi, l'incredibile Meridiano di sangue, ed il concetto di Frontiera - sia essa umana, sociale, western o etica, poco importa - e la sua esplorazione paiono essere uno dei cardini della sua poetica.
Di recente, spinto dall'impulso de Il collare di fuoco e desideroso di rimettermi sulle tracce del buon Cormac dopo anni - l'ultima mia avventura con lui fu l'ostico, meraviglioso Suttree - ho deciso di dedicarmi ad uno dei suoi primi lavori, Figlio di dio, che definì molti dei tratti riconoscibili nei suoi più inquietanti personaggi successivi, germogliati dai semi del protagonista Lester Ballard.
Onestamente, i primi capitoli di questo pur breve romanzo hanno rischiato di farmi considerare la "giovinezza letteraria" di McCarthy un pò troppo compiaciuta dei mezzi che l'autore di Rhode Island ha sempre manifestato soprattutto nelle potentissime ed evocative immagini descrittive legate alla Natura ed alla durezza non solo della condizione umana, ma anche dell'animo di chi la vive.
Fortunatamente, come fu anche per il già citato Suttree, il vecchio Cormac non pare certo il tipo da farsi distrarre dagli imbellettamenti e dalla prosa, e capitolo dopo capitolo cuce attorno all'inquietante Lester una vicenda cupa e terribile, una favola nera degna delle sue migliori pagine, un viaggio nell'oscurità, nella desolazione e nella solitudine di potenza rara, che fanno di questo disgustoso, cattivo, terrificante eppure fragile main charachter una sorta di Gollum del noir, un serial killer spinto verso il lato più oscuro della sua indole da una società decisamente troppo inadatta alla salvezza - delle anime come dei corpi - per pensare di recuperarlo in qualche modo.
Il progressivo isolamento di Lester e l'accrescere della sua indole predatoria e violenta attraversano, nella seconda parte del romanzo, momenti di assoluto lirismo, immagini così potenti da rievocare non solo le pagine più crudeli di Meridiano di sangue, ma anche esempi cinematografici come Fargo o Henry pioggia di sangue, l'idea di Herzog alla base di Grizzly man a proposito del fatto che la Natura è e resta il nostro più imparziale giudice, e che gli abissi dell'animo umano non conoscono freni una volta oltrepassati i confini sociali che secoli di Storia - siano essi stati giusti, oppure no - ci hanno in qualche modo imposto condizionandoci.
Lester Ballard viaggia come una creatura leggendaria, un uomo nero sporco e curvo, oltre questi confini, e benchè il suo sia un volto sgradevole come quello di Grenouille - senza dubbio il migliore e peggiore "cattivo" che abbia mai affrontato nella Letteratura, nonchè emblema dello straordinario potere del Capolavoro di Suskind, Il profumo - questo ragazzaccio del profondo Sud degli States, cresciuto in un mondo decisamente più duro di lui e al quale non può rispondere altro che con la violenza, perchè altra risposta non conosce, riesce perfino a smuovere una qualche partecipazione nel lettore, che assiste al suo dramma ed accanto alle imprese da serial killer e necrofilo finisce quasi per commuoversi a fronte di un pianto solitario, perso in un'oscurità che neppure la foresta più buia potrà mai eguagliare.
McCarthy conosce bene gli abissi del mostro che portiamo dentro, ed insieme all'ineluttabilità della Natura e del Destino, è quello che ritrae grazie ai suoi agghiaccianti ed oscuri protagonisti, alfieri di una voce che potremo anche continuare a negare, ma che alberga da sempre in ognuno di noi: quella dei predatori.
MrFord
"And be a simple kind of man
oh, be somethin' ... You love and understand
baby, be a simple ... Kind of man
oh, won't you do this for me son if you can."Lynyrd Skynyrd - "Simple man" -