Non storcete il naso, tutte le mamme e papà almeno una volta nella vita questa domanda (sia pur con ironia) se la sono fatta. Perché per quanto la gioia di diventare genitore sia impagabile è pur vero che i piccoli pesano sul portafoglio della famiglia. Tanto più di una famiglia italiana, come ha sottolineato Federconsumatori: nel Bel Paese infatti i costi per pannolini e per il latte artificiale (solo per fare qualche esempio) sono del 40% più alti rispetto agli altri Paesi del Vecchio Continente. Un divario che spinge una famiglia italiana a spendere nel primo anno di vita del piccolo (tra pappe, passeggini, carrozzine, pannolini e via dicendo) una cifra che va dai 6mila ai 13mila euro. Non briciole, insomma. Senza contare che i prezzi sono in costante aumento: dal 2010 al 2011 l'incremento è stato del 5%. Tra i prodotti più cari figurano il biberon, le salviette umidificate, la culla e i passeggini.
Il caro-bebè è uno di quei temi che interessa tutte le mamme e papà e in rete è possibile trovare un lungo elenco di consigli per prevenire questo problema reale. In tanti sul web si sono occupati di questo tema, come Linda Grilli, responsabile dello sportello "SOS Allattamento" di Lega Consumatori Toscana e mamma di una bambina, che fino all'anno scorso gestiva il suo blog su questo argomento. La sua pagina web si chiama carobebe.it, un luogo virtuale per analizzare e denunciare tutti i costi eccessivi che mamme e papà si trovano costretti a affrontare, a partire dal momento della gravidanza (con gli esami diagnostici più cari) agli articoli premaman, senza dimenticare tutti i costi che bisogna affrontare una volta nato il piccolo (omogeneizzati, pappe, prodotti per l'igiene, farmaci, visite pediatriche e altro ancora).
Ma il problema è complesso e una soluzione dovrebbe essere cercata da tutti e ottenuta tramite un processo di cooperazione. Per cercare di prevenire questo problema è necessario andare a monte, partendo dai pediatri che dovrebbero iniziare a prescrivere non tanto i farmaci di marca, quanto piuttosto quelli generici, con lo stesso principio attivo e decisamente più economici. Una maggiore trasparenza, un maggiore coinvolgimento dell'antitrust e una denuncia degli sprechi nella catena che dal produttore va al consumatore sono richiesti per mettere a tappeto un disagio che le famiglie, in tempi di crisi economica, avvertono ancora di più.