Fili antichi e mestieri moderni

Creato il 21 marzo 2012 da Stimadidanno

Immagine da qui

Forse mi sono ripresa dal turbine, complice un giorno di pausa forzata dal lavoro per coccolare la Bionda influenzata. Solo che la Bionda ha dormito tutto il pomeriggio.
Ho fatto vacanza, dunque, come mi ha suggerito la mia socia.
Ma lei sta a Firenze, non mi può controllare e non conosce le mie letture...
E poi, tumblerando nel pomeriggio silenzioso, i pensieri hanno danzato nel soggiorno illuminato di arancio. Ballavano anarchici, declutteristi e anche felicemente politici. Li ho lasciati fare in consueta a-sistematicità.
Ho piluccato il web seguendo fili antichi - antichi per i tempi della rete, intendo.
Sono andata a rileggere questo post di Mela scritto per Minimo, bellissimo e tanto attuale. Non ricordavo la conclusione: "E lo scrivo serenamente, non sono più una bambina." Vero. A volte ci trattano da piccoli e pure noi gigioneggiamo infantili e compiaciuti. Eh no. Non è più il tempo.
Lo leggiamo dappertutto. Non abbiamo bisogno quasi più di niente, le nostre stanze sono strapiene. Comprare è un hobby nella maggior parte dei casi; anche il baratto, l'usato e il riciclo sono spesso un hobby... bello, divertentissimo, sostenibile, ma non sempre c'è la necessità come giustificazione per ogni oggetto che entra in casa.
Tra pochi giorni ci sarà Fa' la cosa giusta. Ecco, sono andata a rileggermi anche il mio post dell'anno scorso sull'argomento, scritto a caldissimo. Anche allora dicevo, in sintesi: vorrei consumare meno ed eventualmente - sulla fiducia (come i bambini, appunto) - consumare meglio.
Quest'anno andrò all'appuntamento con spirito diverso. Guarderò soprattutto i piccoli produttori e gli artigiani. E mi interrogherò, perché con measachair sono finita in mezzo a questi temi.
Che senso ha essere artigiani oggi? E' nostalgia anacronistica di un mondo che non c'è più o può essere una risposta attuale alla crisi che viviamo? Un oggetto artigianale corrisponde ai criteri del "meno" e del "meglio"?
Mi viene spontaneo riflettere sul relativismo delle priorità. Ciò che è definito superfluo da una persona è ritenuto  fondamentale da un'altra. L'arrivo di un figlio, ad esempio, può rendere più consumisti o, all'opposto, portare a scelte più consapevoli. Ma fino a che si parla di assolvimento alle necessità pratiche si può dibattere su atteggiamenti più o meno sobri.
Su certi temi, invece, si entra in un terreno scivoloso. Il concetto di gusto. L'idea di "bello". Dare un valore economico. Tutto molto opinabile. Minimo riflette spesso su questi argomenti, leggete i suoi post sul design.
Arte, design, artigianato, pop: giro sempre intorno a questi argomenti, spiluccando fonti alte e basse, guardandomi intorno e (ri)costruendo percorsi personali.
Ritengo di essermi liberata di (quasi) tutta la retorica legata all'artigianato come mondo beato e calmo, portatore ultimo di valori persi per sempre e mannaggia le multinazionali.
No, io sono pop, sono figlia di questo tempo e delle contraddizioni. Non auspico il passato.
Al contrario. Arrivo all'artigianato dal web, pensa un po'. Voglio indagare gli artigiani 3.0 e vedo che c'è tutto un mondo bello e ricco. Vedo molta ricerca, professionismo.
Measachair per me è (anche) questo: mi offre la possibilità di un punto di vista interno ed attuale.
Una specchiera con le sedioline è necessaria? No.
E' bella? Se piace.
Chi la riceve in regalo è consapevole del gran lavoro che ha portato a quel risultato? Dipende.
E inoltre, c'è uno scarto tra il progetto e l'oggetto: l'idea, l'intenzione, l'esecuzione. Tutto questo ha un valore. Quale?
A questo punto ci sta una risata umile, credo...
Una bella sfida, no?
Infine.
Tumblerando tumblerando, ho trovato l'immagine qui sopra. Ecco, io al mercatino mi sentivo così: naturale e disinvolta come questa tizia.
Il raccontino, se volete, di là.

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