Fili intrecciati

Creato il 08 settembre 2010 da Myartistic


Continua la serie di interviste creative con l'artista Angela Viola:
- Cos'è per te Angela la creatività?L’etimologia deriva dal sanscrito KAR-TR - colui che fa (dal niente). Io ritengo che niente venga creato dal nulla, neanche quando si presenta per caso: nel processo creativo entra sempre in gioco l’esperienza nel quale confluiscono memoria, tempo, archetipi che appartengono a tutti noi: infine, ognuno decide quale sia la forma più adeguata da lasciare assumere ad un’immagine che sarà il riflesso dell’individuo o dell’artista.
- C'è un filo rosso "conduttore" presente in molte tue opere da cosa nasce questa idea così predominante? Così siamo noi. La derivazione di milioni di citazioni, di mille fili intrecciati che si compongono in una trama fitta: è la nostra condizione attuale, conseguente da mille altre e racchiusa in un luogo quasi irrapresentabile che io tento però di rendere visibile.
- Come vedi l'evoluzione dell'arte contemporanea?Più che altro… spero che l’arte contemporanea si evolva.
- Quali stili e movimenti artistici ti hanno più influenzato nel tuo percorso evolutivo? Nessun stile o movimento, ma artisti che hanno lavorato costantemente e con dedizione tutta la loro vita: Louise Bourgeois e Gerhard Richter. Non riesco a focalizzarne altri per adesso…
- Come definiresti il rapporto tra arte e bellezza?Non credo che debba necessariamente esserci una relazione tra arte e bellezza. Qualora si presenti come tale spesso diviene retorica o questione di gusto. L’arte e la bellezza sono due componenti fondamentali della nostra vita e sono molto più semplici di quello che crediamo. Come l’amore…
- L'utilizzo di innovazioni tecnologiche quali illuminazioni led, schermi oled e touchscreen ecc... possono rappresentare il futuro "pennello" degli artisti?
La luce credo sia già un linguaggio, ma non intesa come mezzo per ottenere o creare qualcosa. La luce intesa come spazio, luogo… significato, non significante. Schermi touchscreen e affini possono essere dei mezzi utili, diventano necessari solo nel momento in cui nessun altro mezzo mi permette di concretizzare il risultato che voglio ottenere.

Biografia
Nata a Palermo nel 1981, opera nel settore delle arti visive da diversi anni. Ha esposto in Italia e all'estero (Germania, Spagna) ad esposizioni collettive, ottenendo numerosi riconoscimenti. Nel 2003 ha conseguito il diploma di Laurea triennale in “Arte Sacra Contemporanea” presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 2010 consegue la laurea magistrale in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Palermo e attualmente insegna Disegno e Storia dell'Arte. Inizia la sua ricerca nel 2004 durante un soggiorno a Valencia (Spagna) che prende il nome di ORI_GINA_E. La sua opera è stata acquisita da diversi enti pubblici e privati figurando, inoltre, su diverse pubblicazioni. Nel 2005 rappresenta la città di Palermo alla XII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Napoli. Durante la VI Edizione de Il Genio di Palermo ‐ a cura di Eva Di Stefano ‐ partecipa ad un workshop con l'artista tedesco John Bock. Da settembre a dicembre 2008 ha lavorato come stagista presso la Giancarlo Politi Editore, redazione di FlashArt (Mi). Ha collaborato con le seguenti gallerie italiane: Florilegio Arte di Ambrogio Roncadori – Leno (Bs) PiziArte –Teramo Primo Piano Living Gallery –Lecce. Attualmente vive e lavora a Milano.
www.angelaviola.com

 Opera rappresentativa
Lo scatto digitale di Angela Viola ricerca un certo equilibrio formale, cromatico e concettuale. Sul piano cromatico, forse il più importante, domina la triade di rosso, bianco e nero: tre colori essenziali, già protagonisti di gran parte della sua ricerca, scelti per la loro efficacia minimale ed evocativa. Per l’artista si tratta di tre toni cruciali anche perché dotati di una particolare valenza nella simbologia religiosa, a conferma dei suoi interessi per la simbologia storico‐spirituale, occidentale e orientale. Tre colori che nell’opera giocano molto ad alternare le campiture piatte dello sfondo e degli oggetti, muovendosi nella direzione neoplastica di Mondrian verso la ricerca di un’assoluta nitidezza e purezza plastica. A livello formale, le due immagini accostate a dittico ‐ scattate indipendentemente l’una dall’altra si affiancano con armonia a creare una composizione essenziale e potente, che gioca sulla differenza di forme ma anche su una certa correttezza di distribuzione delle masse. Parte destra e parte sinistra del lavoro si cedono il passo, lasciando lo sfondo protagonista e gli oggetti ad alternarsi. Nell’opera Angela Viola costruisce una breve sequenza narrativa che rimane irrisolta: una mano femminile (in realtà quella di una statua di marmo) ècolta nell’attimo prima di arrivare a un interruttore, forse per premerlo e dare vita a qualcosa, forse no. L’immobilità data dalla freddezza della mano marmorea e dalla fissità degli sfondi crea un’atmosfera sospesa e rarefatta, vagamente inquietante. L’effetto complessivo è quello una sorta di intimità violata, di attimo rubato alla storia personale del singolo. Come la voglia di non concedersi all’obiettivo per non sciupare un momento apparentemente quotidiano, in realtà allucinato e potenzialmente destabilizzante.


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