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Filippine, cattolici ancora contro legge su contraccezione [del.icio.us]

Da Flyguyit

Nelle Filippine da molto tempo è serrata l’opposizione della Chiesa al progetto di legge che intende facilitare l’accesso alla contraccezione, sia per gli uomini che per le donne. Sabato scorso si è svolta a Manila una manifestazione con migliaia di cattolici contro il Reproductive Health Bill, guidata da preti e suore. Il disegno di legge è sostenuto dal presidente Benigno Aquino, spesso per questo attaccato dalla Chiesa e dalla frange più integraliste di fedeli, in un paese dove l’80% circa della popolazione si professa cattolica.

In un paese dove i dati su aborti clandestini, incidenza delle morti delle madri, gravidanze indesiderate e incremento demografico sono preoccupanti, soprattutto per la salute e la libertà femminile. I contraccettivi sono infatti molto costosi, nonché ostracizzati per motivi religiosi. Con questa nuova legge il governo vorrebbe consentirne la distribuzione gratuita, specie tra i più poveri, avviare negli ospedali servizi di family planning e corsi di educazione sessuale nelle scuole.

Secondo il Family Health Survey governativo del 2011 la mortalità delle madri è salita del 36%, sensibile proprio tra le giovani nella fascia fra i 15 e i 19 anni. Una situazione così grave da destare la preoccupazione dell’Onu, che tramite Ugochi Daniels del Population Fund caldeggia l’approvazione della normativa.

L’opposizione in Parlamento è però serrata, per azione della lobby ecclesiastica, tanto che dopo tre tentativi falliti si è ora alla quarta versione del progetto di legge. Mentre la Camera vede la maggioranza dei sostenitori di Aquino, il Senato è più conservatore. Tra i commentatori e i politici si fa spesso riferimento esplicito alla religione per manifestare critiche verso il Bill, che sarebbe contro il “volere di Dio”. A farne le spese, con la pesante negazione dei diritti umani in nome di principi morali assoluti e con viva preoccupazione delle Nazioni Unite, proprio le donne che non possono decidere autonomamente.Nelle Filippine da molto tempo è serrata l’opposizione della Chiesa al progetto di legge che intende facilitare l’accesso alla contraccezione, sia per gli uomini che per le donne. Sabato scorso si è svolta a Manila una manifestazione con migliaia di cattolici contro il Reproductive Health Bill, guidata da preti e suore. Il disegno di legge è sostenuto dal presidente Benigno Aquino, spesso per questo attaccato dalla Chiesa e dalla frange più integraliste di fedeli, in un paese dove l’80% circa della popolazione si professa cattolica.

In un paese dove i dati su aborti clandestini, incidenza delle morti delle madri, gravidanze indesiderate e incremento demografico sono preoccupanti, soprattutto per la salute e la libertà femminile. I contraccettivi sono infatti molto costosi, nonché ostracizzati per motivi religiosi. Con questa nuova legge il governo vorrebbe consentirne la distribuzione gratuita, specie tra i più poveri, avviare negli ospedali servizi di family planning e corsi di educazione sessuale nelle scuole.

Secondo il Family Health Survey governativo del 2011 la mortalità delle madri è salita del 36%, sensibile proprio tra le giovani nella fascia fra i 15 e i 19 anni. Una situazione così grave da destare la preoccupazione dell’Onu, che tramite Ugochi Daniels del Population Fund caldeggia l’approvazione della normativa.

L’opposizione in Parlamento è però serrata, per azione della lobby ecclesiastica, tanto che dopo tre tentativi falliti si è ora alla quarta versione del progetto di legge. Mentre la Camera vede la maggioranza dei sostenitori di Aquino, il Senato è più conservatore. Tra i commentatori e i politici si fa spesso riferimento esplicito alla religione per manifestare critiche verso il Bill, che sarebbe contro il “volere di Dio”. A farne le spese, con la pesante negazione dei diritti umani in nome di principi morali assoluti e con viva preoccupazione delle Nazioni Unite, proprio le donne che non possono decidere autonomamente.Nelle Filippine da molto tempo è serrata l’opposizione della Chiesa al progetto di legge che intende facilitare l’accesso alla contraccezione, sia per gli uomini che per le donne. Sabato scorso si è svolta a Manila una manifestazione con migliaia di cattolici contro il Reproductive Health Bill, guidata da preti e suore. Il disegno di legge è sostenuto dal presidente Benigno Aquino, spesso per questo attaccato dalla Chiesa e dalla frange più integraliste di fedeli, in un paese dove l’80% circa della popolazione si professa cattolica.

In un paese dove i dati su aborti clandestini, incidenza delle morti delle madri, gravidanze indesiderate e incremento demografico sono preoccupanti, soprattutto per la salute e la libertà femminile. I contraccettivi sono infatti molto costosi, nonché ostracizzati per motivi religiosi. Con questa nuova legge il governo vorrebbe consentirne la distribuzione gratuita, specie tra i più poveri, avviare negli ospedali servizi di family planning e corsi di educazione sessuale nelle scuole.

Secondo il Family Health Survey governativo del 2011 la mortalità delle madri è salita del 36%, sensibile proprio tra le giovani nella fascia fra i 15 e i 19 anni. Una situazione così grave da destare la preoccupazione dell’Onu, che tramite Ugochi Daniels del Population Fund caldeggia l’approvazione della normativa.

L’opposizione in Parlamento è però serrata, per azione della lobby ecclesiastica, tanto che dopo tre tentativi falliti si è ora alla quarta versione del progetto di legge. Mentre la Camera vede la maggioranza dei sostenitori di Aquino, il Senato è più conservatore. Tra i commentatori e i politici si fa spesso riferimento esplicito alla religione per manifestare critiche verso il Bill, che sarebbe contro il “volere di Dio”. A farne le spese, con la pesante negazione dei diritti umani in nome di principi morali assoluti e con viva preoccupazione delle Nazioni Unite, proprio le donne che non possono decidere autonomamente.


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