Difficile per me separare lo scrittore dalla sua opera, e in questo caso non ne vale nemmeno la pena. Meglio, molto meglio, lasciarsi trasportare nel flusso dei suoi ricordi e delle sue narrazioni, accettando a volte anche la frammentarietà del testo, il suo spaziare su temi diversi che in realtà tanto diversi non sono, perché al centro ci sono sempre i ricordi, l’animo umano e il senso della vita. Inseguito, mai afferrato, perché come le occasioni è inafferrabile e sempre fugge via.
Quanto lunghi saranno i tuoi secoli
tanto ti seguirà il ricordo e sempre avrai
quel gesto che t’è venuto male
perché la perfezione non è qualcosa che ci appartiene, e sempre rimane il ricordo di qualcosa che si sarebbe potuta fare in modo diverso e invece no, non è possibile aggiustare il passato se non forse nel ricordo. Quanto lunghi i tuoi secoli è un libro di suggestioni, di semi piantati nella terra con la speranza che attecchiscano, per questo è tanto difficile parlarne.
Guy Gavriel Kay, uno scrittore che secondo me apprezzerebbe molto i libri di Tuena se solo conoscesse l’italiano, qualche giorno fa sul suo profilo twitter ha scritto Constantly aware that author/reader is a dialogue not a monologue. What we find (or don’t find) in a book is about us as much as the work.
Quello che troviamo nei libri lo troviamo perché siamo noi a leggerli. Per un altro lettore le suggestioni sarebbero diverse. Banalità, a volte, se può essere banale qualcosa che ci blocca e ci spinge a pensare. Quando ho incontrato il mio nome in questo volume per un attimo mi sono fermata, anche se sapevo che Filippo non stava parlando di me. Eppure ho letto quelle righe con uno spirito diverso, come a cercarvi qualcosa che stavo solo aspettando di focalizzare. No, non sono io, io mi ritrovo molto di più in altri brani, in altre parole, come in quelle usate per Zurlini.
Siamo sempre sul limite delle cose perdute. E non è un caso che a volte per esprimere i miei pensieri io usi le parole d’altri, perché sono più vere di quelle che potrei trovare io. Questo è il prestito di un prestito, Tuena che recensisce Sokurov usando le parole di Albertazzi a proposito di Dostojevski:
Troviamo piacere leggendo trame ben oliate, personaggi sapientemente tratteggiati, ambientazioni storiche meticolose? Parlo per me. La risposta è: no. Il senso ultimo della narrativa mi sembra oggi non sostenuto dalla trama o dai rapporti tra personaggi d’invenzione quanto dall’atteggiamento dello scrittore, dalla dose di emotività che è capace di trasmettere, dal suo mettersi in gioco. Il romanziere elabora strutture, produce resoconti, il narratore racconta e suscita ricordi, ovvero lavora sull’elaborazione affettiva di quello che racconta. E per far questo è costretto ad abbandonare la bella forma, le simmetrie rassicuranti, il rispetto delle consuetudini. Frequenta il frammentario, l’incompiuto e non per riassemblarlo. Se possibile per frantumarlo ancora di più, a volte rischiando anche il silenzio, l’irresolutezza.
Di chi stiamo parlando? L’incompiuto, che parla più di tante opere portate a perfezione, per me è Michelangelo Buonarroti, spettro che aleggia ogni volta che penso a Filippo perché è attraverso Michelangelo che sono arrivata a lui e la sua arte mi è sempre più vicina man mano che il tempo passa. Solo suggestioni, ma non posso non passare dall’una all’altra perché è l’autore stesso che lo vuole, perché Tuena ha da tempo abbandonato le consuetudini per frequentare il frammentario, e il brano che lui cita per parlare di un altro autore in realtà è uno specchio che riflette la sua immagine. Io non posso seguire il suo cammino fino in fondo, al di là della banale differenza nelle capacità di scrittura che ci pone su due livelli totalmente differenti. Per me la trama, i rapporti fra personaggi d’invenzione, sono ancora importanti, anche se non qui, non ora, e non con lui. Filippo per me è andato al di là di ogni altra considerazione, lo assaporo a frammenti sapendo che non tutti sono per me, ma quel che rimane anche togliendo ciò che non mi parla è più che abbastanza. Più che abbastanza.
Filippo Tuena: Quanto lunghi i tuoi secoli (Archeologia personale)
Creato il 29 giugno 2014 da MartinaframmartinoPossono interessarti anche questi articoli :
-
Luglio 2015: anteprima Freddo come la pietra di Jennifer L. Armentrout
Sta per arrivare il secondo capitolo della Dark Element Series a firma Jennifer L. Armentrout per Harlequin Mondadori. Freddo come la pietra è il seguito di... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Erika
CULTURA, LIBRI -
LODLAM 2015. regesta vince il Gran prize con Open Memory Project
Open Memory Project, il progetto di pubblicazione Linked Data dei dati del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) sulla Shoah in Italia realizzat... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Apregesta7
CULTURA -
CascinafarsettiArt 2015 – Ringraziamenti
CascinafarsettiArt 2015 Le fotografie Ospite d'onore Mario Dondero Con la partecipazione di Angela Maria Antuono, Olmo Amato, Luisa Briganti, Jean-Marc... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Csfadams
ARTE, CULTURA, FOTOGRAFIA, LIFESTYLE -
Un’opera d’arte al mese #8 – L’unione della terra con l’acqua
Ciao a tutti! Eccoci qui con un nuovo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese (visto che se mi impegno riesco a non far scadere il mese? XD). Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Ilariagoffredo
CULTURA -
E’ morto Chris Squire bassista e fondatore dello straordinario gruppo degli Yes
“Sono assolutamente devastato e non ho altre parole per riferire la triste notizia della scomparsa del mio caro amico, compagno di band e di ispirazione Chris... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Musicstarsblog
CULTURA, MUSICA -
La vetrina degli autori - Giugno 2015
Buongiorno, carissimi lettori e carissime lettrici! Ormai siamo giunti di nuovo a fine mese e questo significa che è arrivato il momento di proporvi la rubrica ... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Ilary
CULTURA, LIBRI