Può un film sci-fi annoiare al punto da sonnecchiare, chattare, smistare la corrispondenza? Molti potrebbero rispondere affermativamente, stupisce però che questo accada ad una fanatica della fantascienza, cresciuta a pane e Star Trek, come la sottoscritta! “Alien” mi è piaciuto (il primo, sia ben chiaro), ma ammetto di possedere copia anche di “Alien vs Predator”, a testimoniare il fatto che non mi ritengo un’intransigente purista e che mi piace spaziare e sperimentare anche quanto va oltre il primo capitolo.
Pur non andando matta per le saghe, file e file della libreria di casa ospitano cofanetti della mia serie TV preferita, che è tra le più longeve e ricche di spin off, sequel, prequel et similia del piccolo schermo, quindi mi sono sempre imposta di essere indulgente con il genere. Ma “Prometheus” è proprio insopportabile per quanto insipido, prevedibile, noioso e senza utilità, ed irrita perché è un’evidente occasione sprecata!
Sono arrabbiata perché un film che, facendo un parallelismo sportivo, ha il budget da Premier League e non riesce a raggiungere neppure la coppa della categoria dilettanti dovrebbe comportare una punizione per tutti i partecipanti al progetto. Una trama ovvia come quella di un prequel (lo dice la parola stessa), impone una scenografia strabiliante, dialoghi imprevedibili, serrati ed emozionanti, l’eccitazione sempre nell’aria e piccole fanta-scoperte in costante agguato. Lo spettatore vuole comunque essere stupito e se non si può puntare sulla storia allora ci si deve concentrare su tutto il resto, cosa evidentemente non chiara a sceneggiatori e regista.
Stupisce oltremodo quando si nota che dietro la macchina da presa c’è non un aspirante regista bensì niente meno che Sir Ridley Scott, ossia il papà di “Alien”, il genio che ha diretto il meraviglioso “Blade Runner”, un uomo che ha contribuito in maniera fondamentale ad alimentare la categoria del cinema di fantascienza, oggetto di studio e vero modello per le nuove leve, noto per avere una cura ossessiva, ai limiti del maniacale, per le immagini (e noi lo adoriamo proprio per questo motivo).
E anche in “Prometheus” il cast annovera solo nomi da 5 stelle, la ricostruzione dei luoghi e dello spazio è minuziosa, ma il resto è un colabrodo. Quel ben di Dio di attori sembra un branco di cuccioli smarriti sull’altopiano, le loro recitazioni non esaltano alcuna abilità di trasformarsi in altro da sé, sono senza anima e se possiamo accettare questo da Michael Fassbender, che per l’occasione veste i panni di un androide (peraltro il peggior ruolo della sua carriera), dagli altri no. Viene da dubitare che lo script melenso e vuoto sia stato frutto di un concorso tra gli studenti della scuola di cinema, altrimenti qualcuno deve essere rimandato tra i banchi a ripassare come evitare che lo spettatore si dedichi al punto croce pur di sopravvivere ad un film di fantascienza in teoria ricco di suspense e soprattutto che, dopo tanti anni (“Alien” è del 1979), dovrebbe svelare lati rimasti oscuri sino ad oggi.
Nonostante tutta la buona volontà, il voto finale non può essere che una bocciatura, senza alcuna possibilità di salvezza. Rivogliamo Sigourney!