Quest’anno James Wan ha intenzione di provocarci un bello spavento, dopo “The Conjuring”, che aveva scosso gli animi e il botteghino oltre oceano insidiando da vicino “Cattivissimo Me 2”, oggi ritorna nelle sale con “Insidious 2 – Oltre i confini del male”, sequel del fortunatissimo film che due anni fece sobbalzare non pochi amanti del genere.
La narrazione si apre riportandoci agli anni ’80 per ritrovare Josh bambino e scoprire i tasselli di un mosaico parzialmente narratoci nel primo episodio, il che permette – saggiamente – a chi avesse dimenticato qualche passaggio di rispolverare i ricordi (in alternativa, seguendo il link troverete la nostra recensione). A questo punto, però, veniamo rimandati nel presente dove ci attende un duro lavoro: dobbiamo sciogliere enigmi sino a oggi irrisolti, ricondurre alla realtà situazioni sovrannaturali e imparare a convivere con i nuovi personaggi di una storia sempre più ricca e allargata (accorgimento con il quale viene aperta la porta a futuri spin off).
© 2013 Alliance Films (UK) Development Limited. All Rights Reserved.
Considerato da molti un innovatore nel provocare brividi in sala, il giovane regista sembra adorare il rischio e, nonostante in passato non avesse diretto nessuno dei capitoli successivi al fortunatissimo “Saw – L’enigmista”, qui non molla le redini, quasi a voler dimostrare che dirigere il seguito di una pellicola di successo non implichi l’automatica emissione di un biglietto di sola andata per l’inferno (lavorativo!). Quale sia il reale motivo non ci è dato saperlo, però è chiaro che Wan non ami perdere e soprattutto che conosca i limiti suoi e della sua opera. E ora vi spiego il perché…
“Insidious 2” è un film su case infestate, su persone possedute, sulle paure di tutti noi, sui traumi che turbano molti, sul paranormale, sul limbo tra due mondi, su medium, esorcismi e chi più ne ha più ne metta. E se state pensando che l’elenco sia un po’ troppo guarnito, avete ragione! La bravura del regista sta proprio nel saper trovare un equilibrio in questo caos così da riuscire a portare a termine in maniera fluida e credibile una storia che faccia paura. Non potendo eccedere con le incursioni nell’aldilà, Wan ha fatto tornare qualcuno nell’aldiquà a darci giustificazioni razionali. E la cosa ha funzionato alla perfezione: in sala la gente era inquieta e molte erano le poltrone divenute improvvisamente scomode
© 2013 Alliance Films (UK) Development Limited. All Rights Reserved.
Mai avere paura! E’ l’insegnamento che la saga, instancabilmente, ci rammenta. Il regista, invece, ci dimostra come, anche con un budget contenuto, siano sufficienti dei luoghi riconoscibili da tutti, un abbondante uso dei rumori (a discapito delle musiche, melodicamente più gradevoli ma meno utili alla causa), urla a piacere e buio, polvere, nebbia in quantità, per risvegliare recondite paure e indurre le persone a guardare ciò che probabilmente costerà loro il riposo notturno.
Non si può quindi che confermare ciò che aleggia in rete: il film è la continuazione di quanto visto nel 2011, prosegue sulla via della commistione tra generi, è in tutto e per tutto un horror in cui non scorre una goccia di sangue. Questa pellicola riesce ad inquietare uomini e donne in egual misura e ha una trama che ruota intorno ad un concetto già rivelato, rendendo l’effetto sorpresa più difficile da realizzare, ma risulta ben lontana dall’essere uno sterile compito ben fatto: l’introduzione di un elemento preso in prestito dai migliori thriller apre, infatti, la porta a non poche intriganti future possibilità!
Voto: dal 6 al 7. Ottimo intrattenimento dal ritmo sostenuto e con grandi opportunità di… farsela sotto