Si è tenuta stamani al cinema Odeon la conferenza stampa di presentazione della terza edizione di Film Middle East Now, rassegna internazionale di cinema proveniente dall’area Mediorientale, che si svolgerà a Firenze dal 12 al 16 aprile.
Sono intervenuti l’assessore alle politiche giovanili del Comune di Firenze, Cristina Giachi, gli ideatori e organizzatori del festival, Lisa Chiari e Roberto Ruta, la curatrice del programma di film ed eventi sull’Iran contemporaneo, Felicetta Ferraro ed infine Piero Meucci, della Fondazione Stensen e Stefania Ippoliti, della Fondazione Sistema Toscana. Quest’ultima ha espresso la propria soddisfazione per aver portato la terza edizione del Festival all’interno della splendida cornice del cinema Odeon che ospiterà, insieme all’Auditorium Stensen, l’intera manifestazione.
I curatori del programma hanno precisato che uno degli obiettivi principali del festival consiste nel lavorare e concentrarsi sulle similitudini tra i paesi mediorientali più che sulle loro diversità.
La rassegna propone quest’anno 30 opere tra documentari, lungometraggi e cortometraggi, di cui 25 in anteprima nazionale ed europea, provenienti da paesi dell’area Mediorientale come Iran, Iraq, Egitto, Israele, Libano, Palestina, Yemen, Afghanistan, Siria e molti altri. Tantissimi gli ospiti presenti, una ventina tra produttori, attori, registi e artisti.
Ad inaugurare il festival, in anteprima nazionale, è stato scelto il film The Reluctant Revolutionary di Sean McAllister, dove si racconta la recente rivoluzione pacifica yemenita, nel paese più armato al mondo, attraverso le vicende di Kais, una guida turistica rimasta senza lavoro in seguito allo scoppio della rivolta. Il regista inglese, unico occidentale rimasto in Yemen dopo i primi tumulti, ci mostra la rivoluzione nel suo evolversi attraverso gli occhi di un protagonista assai scettico riguardo il buon esito di questo pacifico sollevamento popolare.
Tra gli eventi principali in programma un focus sull’Iran contemporaneo, con 10 titoli selezionati col contributo dell’iranista Felicetta Ferraro, che in conferenza stampa ha sottolineato quanto sia importante il ruolo della letteratura, del cinema e dell’arte in generale per far comprendere veramente la realtà mediorientale, che appare spesso ai nostri occhi in maniera distorta, vista o come un covo di terroristi islamici o come un luogo dove si aspira a vivere alla maniera occidentale.
Tra i film in programma Beirut Hotel di Danielle Arbid, storia d’amore e spionaggio censurata in Libano, per le supposizioni sull’omicidio dell’ex-premier Rafiq Hariri. Dalla Palestina uno degli eventi del festival, il pluripremiato documentario 5 Broken Cameras, diretto dal palestinese Emad Burnat e dall’israeliano Guy Davidi, resoconto di ordinaria follia sui soprusi che avvengono da anni nel piccolo villaggio palestinese di Bil’in. Grande spazio all’Iran appunto, con The last days of winter di Mehrdad Oskouei, sulla vita di alcuni ragazzini in un riformatorio di Tehran; l’anteprima europea di Felicity Land di Maziar Miri, film di grande successo in patria, interpretato dall’attrice protagonista della pellicola di Asghar Farhadi Una Separazione e ambientato nella Tehran del quartiere dei nuovi ricchi che aspirano a vivere secondo lo stile occidentale ma che al contempo votano per Ahmadinejād; il lungometraggio Mourning di Morteza Farshbaf, uno dei pupilli di Abbas Kiarostami; e l’intenso I am Nasrine di Tina Garhavi, protagonista una ragazza costretta a fuggire dall’Iran e adattarsi a una nuova vita e a un futuro nella provincia inglese. Presente anche l’Egitto del post-Piazza Tahrir, con l’anteprima di Back to the Square di Petr Lom, che racconta la disillusione a un anno di distanza di cinque emblematici protagonisti della rivoluzione, e con On the Road to Downtown di Sherif El-Bendary, documentario in anteprima europea dedicato agli abitanti del centro del Cairo. Da Israele la commedia surreale 2Night di Roi Werner e il documentario Dolphin Boy, candidato al premio “Cinema per la Pace”.
L’Afghanistan è al centro di The Boy Mir di Phil Grabsky, incredibile documentario che segue dieci anni di vita di un ragazzino cresciuto in un villaggio vicino ai celebri Buddha scolpiti nella roccia a Bamiyan. Il film di chiusura del festival sarà invece l’anteprima italiana di In My Mother’s Arms di Mohamed e Atia Jabarah Al-Daradji, sull’Iraq del dopoguerra, documentario girato a Sadr City, uno dei quartieri più pericolosi di Baghdad.
Una delle novità di questa terza edizione è rappresentata dalla sezione Animazione e Cartoons dal Middle East dove si potranno vedere sei capitoli di Wikisham, una serie di cartoni animati sulla rivoluzione in Siria, creati da un gruppo di illustratori fuoriusciti dal paese, che dissacra il regime di Bashar al-Assadm e l’omaggio a Edgar Aho, uno dei più grandi e famosi cartoonist libanesi.
Da segnalare, tra gli eventi speciali, due mostre fotografiche, “In the Light of Darkeness” della photoreporter americana Kate Brooks e “Listen” di Newsha Tavakolian. La prima ci mostra i cambiamenti avvenuti in Medioriente negli ultimi dieci anni mentre la seconda è incentrata su sei cantanti iraniane che non possono pubblicare album né esibirsi come voci soliste a causa delle leggi in vigore nel loro paese.
Al seguente link si può consultare il programma completo del Festival: http://www.middleastnow.it
Boris Schumacher