Anno: 2011
Durata: 70′
Genere: Documentario
Nazionalità: GB/Irlanda
Regia: Sean McAllister
Ieri sera ha preso il via a Firenze la terza edizione di Film Middle East Now con il film d’apertura, in anteprima nazionale, The Reluctant Revolutionary del regista inglese Sean McAllister, presente alla proiezione in un cinema Odeon gremitissimo. La pellicola era presente nella sezione Panorama dell’ultima edizione del Festival di Berlino, dove ha riscosso diversi consensi.
Si tratta dell’unico documentario che racconta la rivolta avvenuta in Yemen nel 2011, realizzato dal solo occidentale rimasto nel paese dopo l’inizio delle prime contestazioni. La protesta yemenita è stata l’unica pacifica, tra le sommosse che hanno caratterizzato la Primavera Araba, e ciò ha una valenza davvero incredibile se si considera che stiamo parlando del paese più armato del mondo con 60 milioni di armi per 20 milioni di persone.
McAllister ci mostra la piazza principale di Sana’a, ribattezzata dai manifestanti Change Square, con gli spettacoli allestiti e improvvisati dal popolo, accampato nelle tende sempre più numerose e deciso ad andare avanti con la sua rivolta pacifica e coraggiosa. Col passare dei giorni vediamo il protagonista cambiare pian piano il suo atteggiamento nei confronti della protesta, fino ad abbracciarla senza riserve dopo i primi atti vigliacchi e intimidatori del regime di Saleh. Ben presto la magica e gioiosa atmosfera di Change Square viene spezzata dal sanguinario intervento dell’esercito, deciso a disperdere i manifestanti con ogni mezzo e incurante della massiccia e partecipe presenza di donne e bambini. Il regista ci mostra scene forti e altamente drammatiche girate all’interno di una moschea utilizzata come ospedale di fortuna, divenuta un inferno di morte in seguito alle brutali e violente repressioni dell’esercito. Nonostante tutto questo, le tribù yemenite non hanno imbracciato le armi, decise a portare avanti una rivolta civile e pacifica che in seguito ha portato alla caduta del regime di Saleh, dimessosi in cambio dell’immunità e trasferitosi a New York, nella nazione che lo ha sostenuto per anni nella lotta contro al-Qāʿida.
L’opera di McAllister è rara e preziosa, unica testimonianza filmica della rivolta yemenita che mostra, inoltre, il ruolo ricoperto dalle donne come persone partecipi e attive all’interno del movimento. Anche per questo il pubblico occidentale deve essere grato al documentarista inglese, così come lo è Kais in un momento bello e toccante del film, dove lo ringrazia per aver contribuito in maniera fondamentale alla sua presa di coscienza e alla sua conseguente partecipazione alle proteste di piazza.
Boris Schumacher