I sette fratelli Cervi, Rai Storia, ore 21,32.
Un nome, quello dei Cervi, centrale nel martirologio della Resistenza italiana a fascismo e nazismo. Sette fratelli partigiani, catturati insieme nella loro casa contadina di Campegine, Reggio Emilia, e fucilati il 28 dicembre 1943. Nel 1968, in un periodo percorso da reviviscenze rivoluzionarie e nuovi moti politici, il regista Gianni Puccini – autore pudico e defilato del nostro cinema – recupera questa storia potente e la traduce in un film didatticamente esemplare e doverosamente antifascista. Film politico come pochi altri, ma che Puccini, regista sommesso e attento alle sfumature, non trasforma mai in manifesto progandistico, perché l’urlo e la retorica non gli appartengono. Ne esce un ritratto che evita le insidie dell’agiografia e cerca di restituire la storia di una famiglia straordinaria nel suo farsi, nella sua evoluzione, nella differenza dei caratteri, nel groviglio degli affetti, fino al tragico epilogo. Io me lo ricordo bello e commovente, e parecchio sottovalutato. Cast meraviglioso. Gianmaria Volontè, innanzitutto, e poi Riccardo Cucciolla, Renzo Montagnani, Serge Reggiani, Duilio Del Prete, perfino Don Backy. Con Carla Gravina e una delle mie attrici favorite di sempre, Lisa Gastoni. L’aiuto regista è Gianni Amelio. Certo, resta un film abbastanza esemplare di certo antifascismo cinematografico (e non solo) di maniera, con qualche scivolamento non evitato verso l’agiografia. Il limite di un’opera comunque da (ri)vedere.