Il mattatore, la7, ore 0,20.
Titolo diventato proverbiale e che resterà sulla pelle di Vittorio Gassman per tutta la vita come un marchio a fuoco. Del 1959, è firmato da un Dino Risi in gran forma e, nella sua struttura a frammenti e più personaggi tutti ovviamente interpretati da un camaleontico, strabordante, non resistibile Gassman, anticipa già il successivo (e più acre, più compiuto) I mostri. Con al soggetto e alla sceneggiatura un a schiera di professionisti della scrittura da urlo, da Age e Scarpelli a Ruggero Maccari e Ettore Scola. Quel cinema italiano di sommo mestiere, e sommi mestieri, di cui oggi abbiamo una nostalgia che qualche volta finisce in magone. Gerardo, attore aduso a plebee platee, mette a frutto la sua capacità di calarsi nei poersonagi più diversi per diventare un sopraffino truffatore che proprio nella capacità di travestiorsi e ingannare il prossimo fa la sua arma distintiva. Naturalmente un pretesto – e però quanto ben congegnato – per scatenare Gassman e affermarlo definitivamente come commediante, oltre che gran tragico teatrale. Gli stanno accanto colossi come Peppino De Filippo e Mario Carotenuto, e Anna Maria Ferero (allora a Gassman legata) e Dorian Gray. Di culto il travestimento di Gassman come Greta Garbo. Magari confrontare il suo guitto che in cella recita il Giulio Cesare con il Cesare deve morire dei Taviani.