Il giorno in più, Rai 1, ore 21,15.
Ripubblico la recensione scritta al’uscita del film.
Si conoscono, approfondiscono, lui se ne innamora anche perché era già innamorato, e però lei è terrorizzata come più di lui da una storia fissa a tempo indeterminato (“siamo una generazione di precari in tutto, a tempo indeterminato in tutto” dice più o meno lei, ed è una delle battute più felici). Quando però si tratta di quagliare – è sera, piove, sarebbe il momento di salire su da lei – Michela, questo il suo vero nome, mica Agnese, gela il Casetti rivelando di essere in partenza per New York, anzi che si trasferirà lì per sempre visto ha trovato un lavoro come editor o consulente editoriale in una publishing company di libri tipo Harmony. Crisi del nostro Casetti Giacomo alias Fabio Volo, ma come proprio adesso che ho trovato la donna giusta lei mi va dall’altra parte dell’oceano? Quando si vede offrire un importante viaggio di lavoro in Argentina, all’aeroporto devia e si invola per i grattacieli di Manhattan in cerca di Michela. Molte inquadrature di skyline e ponti sospesi, dall’alto, dal basso, di sguincio. Lui le capita in casa, lei si arrabbia poi abbozza poi ci sta poi la cosa si fa man mano più seria (e la messa in pratica dei consigli del manuale d’amore è tra le cose migliori del film e, bisogna ammettere, un’idea degna di una buona romantic comedy americana). Ma anche qui incombe un altro trasloco. Lei difatti si vede offrire dal suo capo Tom, bello, elegante, simpatico, intelligente, e innamorato di lei, un nuovo lavoro importante (“sai, un posto di direttore editoriale” dice all’esterrefatto Casetti) a Chicago. Sicchè il Fabio/Giacomo se ne deve tornare a Milano, dove lo attendono grossi guai lavorativi. Finale che non sto a rivelare, ci mancherebbe, ma che non ci vuole mica tanto a intuire. Fino all’ultima scena il film si conferma non sciatto, meditato, scritto e anche riscritto, curato in fase di dialoghi e regia. Una confezione sopra la media anche della nuova, buona commedia all’italiana. Poche o niente cadute vernacolari, che sono sempre un flagello del nostro cinema, le gag televisive contenute a livelli accettabili, i personaggi di contorno che hanno una loro funzione narrativa e non sono tirati via (Lino Toffolo, come maturo fidanzato di mamma Sandrelli, è strepitoso e commovente, da premiare subito). Insomma, i segni positivi non mancano in questo Il giorno in più. Quello che resta incompiuto, e che è il punto di fragilità dell’intera operazione, è il personaggio di Giacomo Casetti, che Fabio Volo modella su di sè senza riuscire a renderlo autonomo e altro da sè. Un personaggio paraculo e ombelicale che non ce la facciamo mai ad amare, che non riesce mai a convincerci, e che rende la storia d’amore con Michela inverosimile. Non si capisce proprio come una ragazza quale Isabella Ragonese (così carina che le perdoniamo anche l’accento romano di Roma-bene asslutamente improponibile per un personaggio milanesizzato e poi newyorkizzato come il suo) possa davero innamorarsi del Casetti e mollare quel figaccione di Tom, il suo capo pazzo di lei e pure inteligente e simpatico, insomma l’uomo perfetto. Nella grande commedia americana certi errori mica si facevano, studiare e imparare, please. Quando in L’appartamento di Billy Wilder Shirley Mac Laine lascia l’amante Fred MacMurray, ricco e aitante, per l’anonimo travet Jack Lemmon – cosa che sfiora l’assurdo – gli sceneggiatori hanno la professionalità di dipingere l’amante ome un grande stronzo, sennò la scelta di lei non si giustificherebbe. Qui invece niente, si dà per scontato che la cosa sia del tutto naturale. È che il Casetti Giacomo è intimamente convinto di essere il meglio figo del bigoncio, il più irresistibile sulla faccia della terra, dunque perché mai bisognerebbe fornire una spiegazion del perché le donne gli si appiccicano addosso come alla carta moschicida? Lui è l’alter ego di Fabio Volo dunque il meglio e basta, se va a una festa diventa subito la preda maschile più ambita, e Michela (il personaggio della Ragonese) non può non preferire lui a Tom. È qui che il film precipita e si sconquassa, è nel narcisismo di Fabio Volo proiettato sul suo personaggio, che rende il tutto irreale e alla fine, nonostante l’accurata confezione, indigeribile e indigesto. Volo dovrebbe avere il coraggio di rinunciare davvero al personaggio che si è costruito e che ha fatto la sua fortuna, dovrebbe finirla con le furbate, le paraculaggini e le piacioneri, smetterla di adorarsi allo specchio e di compiacere il suo pubblico, rischiando magari di deluderlo. Finirla, adesso che è arrivato ai quaranta, di fare il Casetti, anzi il Volo, e tirar fuori anche il lato sgradevole che c’è in lui, quel lato-ombra che nel film trapela più di una volta. Avesse il coraggio, Volo potrebbe rinfrescare e continuare la tradizione dei Sordi, dei Gassman, dei Tognazzi, che non avevano paura di misurarsi con personaggi laidi e vigliacchetti e però densi di verità. Ma forse oggi questo non è più possibile con questo cinema italiano, con questa Italia. La carineria è un dovere sociale, il piacionismo un obbligo di massa, oggi i laidi Gassman e Tognazzi dei Mostri di Risi non li andrebbe a vedere nessuno. Allora ci dovremo tenere per chissà quanto il Fabio Volo autoreferenziale e narciso e ammiccante al suo eterno e affezionato pubblico, però è un peccato, davvero.
Film stasera sulla tv in chiaro: IL GIORNO IN PIÙ con Fabio Volo (merc. 23 apr. 2014)
Creato il 23 aprile 2014 da LuigilocatelliPossono interessarti anche questi articoli :
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