Regista: Petter Næss
Titolo originale: Mozart and the Whale
Durata: 92 minuti
Anno: 2005
Genere: Commedia romantica,
Attori: Josh Hartnett, Radha Mitchell, Gary Cole, Allen Evangelista, Sheila Kelley, Erica Leerhsen, John Carroll Lynch
Voto:
Trama:
Donald è uno sfortunato tassista dal cuore tenero con la passione per gli uccelli, un’eccezionale abilità con i numeri e problemi relazionali. Come molte persone affette dalla sindrome di Asperger, ama la routine e la normalità, ma quando la bella Isabel (Aspie come lui) inizia a frequentare il gruppo di supporto all’autismo da lui gestito, la sua vita e il suo cuore vengono stravolti.
Recensione:
Se siete alla ricerca di un film per documentarvi sulla sindrome di Asperger, questo non fa al caso vostro; ma se volete un film che affronti l’argomento con leggerezza, scherzosamente, è senz’altro indicato.
Agile, spiritoso e romantico senza essere smielato, si dipana tra i più tradizionali stereotipi dei disturbi comportamentali inserendoli però in una cornice di normalità tale che i personaggi, più che realmente affetti da una patologia mentale che genera disagio per se stessi e per gli altri, sembrano essere soltanto un tantino più eccentrici e strampalati di altri. Non con malignità, ma l’idea che darebbero a una persona priva anche delle minime conoscenze in materia non corrisponde alla realtà del problema.
Sono divertenti le trovate registiche scelte per Donald, quando si tratta di mettere in scena le sue abilità e la sua ossessione per i numeri primi: le cifre appaiono in sovrimpressione, come se lo spettatore vedesse concretamente i calcoli svolti in una frazione di secondo con la precisione di un computer. E sono anche affascinanti le ambientazioni scelte: dal caos congestionato di una metropoli agli ampi spazi chiusi di capannoni abbandonati, da un piccolo e caotico appartamento di periferia alla luminosa sala in cui si riunisce il gruppo di supporto, spesso lo scenario va a rappresentare anche lo stato d’animo di chi vi recita.
Gli attori si destreggiano bene nella parte, ma il punto di vista rimane quello esterno che analizza la diversità più che indagarla dal suo interno, con tutti i suoi lati oscuri. Questo rispecchia comunque il comportamento della maggior parte della gente, che sentendo parlare di autismo spazia tra un ammirato «Sei un genio che conta le carte come in Rain Man?» a un ancora più ottuso «Ma tu sai parlare». Come film è condiscendente, asseconda il pensiero comune, ma riesce ugualmente a far sorridere. Beninteso, solo se si tiene conto dell’entità reale del disturbo e della differenza con la finzione cinematografica.