Regia: Jason Eisener
Sceneggiatura: John Davies
Durata: 86 minuti
Anno: 2011
Genere: Azione
Cast: Rutger Hauer, Molly Dunsworth, Brian Downey, Gregory Smith, Nick Bateman
Voto:
Hobo with a Shotgun è un film nato come una sorta di spin-off dello sfortunato progetto di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, Grindhouse. Partito, in maniera simile a Machete, come un mock-trailer che intervallava i due film che componevano Grindhouse, A prova di morte e Planet Terror, Hobo with a Shotgun è poi diventato un film a sé stante, con Rutger Hauer nella parte del personaggio eponimo.
Avendo visto tutta la “serie” di Grindhouse, sapevo cosa aspettarmi: un’affezionata parodia dei film di exploitation degli anni Settanta-Ottanta, un sacco di violenza e personaggi badass. Aspettativa soddisfatta? Sì. Il film mi è piaciuto? Più o meno, e se avete la pazienza di seguirmi dopo il salto vi spiego anche perché.
Prima di tutto: di che cosa parla Hobo with a Shotgun? Di un barbone. Con un fucile. Ebbene sì, il titolo è abbastanza esplicativo. Rutger Hauer interpreta un barbone che arriva in una città gestita da il boss criminale Drake e dai suoi figli Slick e Ivan. Constatato il clima di perenne violenza che domina tra le strade e l’inettitudine e la corruzione delle forze dell’ordine, Hobo decide che non ne può più e comincia a farsi giustizia da sé, uccidendo a fucilate assassini, magnaccia, ladri, pedofili, stupratori e una serie di altre persone deliziose. Ovviamente Drake, che vede pian piano minacciata la sua finora indiscussa autorità, cercherà in tutti i modi di far capire ancora una volta alla gente che è lui quello da temere e non il barbone vigilante dalle cartucce infinite.
Quando si racconta una storia del genere, in cui il protagonista si fa giustizia da solo per quelli che considera i torti subiti non da lui ma dall’intera società, c’è il rischio di cadere nell’errore di far sembrare l’eroe, con le sue azioni, non migliore del male che vuole combattere. Hobo questo limite è vicino ad attraversarlo più volte. Tuttavia, e qui devo dare credito al regista, l’inserimento del punto di vista della prostituta amica di Hobo quale voce morale e giustapposizione al giustizialismo categorico del barbone riesce a rendere più equilibrato il messaggio della pellicola. Anche se in tutta franchezza dubito che questo voglia essere un film che veicola un messaggio, è bene non dimenticare che lo spettatore non è stupido, e riesce a vedere oltre arti mozzati e teste esplose.
Il vero problema che ho con Hobo with a Shotgun è che il film non dà immediatamente l’idea di essere un tributo affezionato a un genere di moda ai tempi dei doppi spettacoli. Certo, la scena iniziale, con una musica melodica in netto contrasto con le scene estremamente violente che si vedranno in seguito, ricorda molto l’inizio di Cannibal Holocaust, ma le somiglianze si fermano lì (e grazie a dio).
Quando ho visto Machete, ho capito che il film non voleva essere preso sul serio durante la scena in cui Trejo usa l’intestino di un uomo come una fune e si lancia fuori dalla finestra. Da lì in poi ho potuto ridere di qualsiasi scena truculenta che mi veniva presentata, perché il regista aveva messo in chiaro che quello era il gioco a cui stava giocando. Con Hobo with a Shotgun non ho avuto sentore dell’assurdità volontaria della violenza fino al climax finale. Le scene precedenti, lo ammetto, sono state dure da digerire. Le ho guardate con la stessa repulsione con cui ho assistito alle stupide torture di quella schifezza di Hostel, e non è questo che mi aspetto quando guardo un film della “serie” di Grindhouse.
Per quanto riguarda gli attori, Rutger Hauer è senza dubbio monumentale, credibile in ogni secondo della pellicola, nonostante l’assurdità (voluta) di alcune scene. Ma una menzione speciale è doverosa per il trio di supercattivi del film, Drake in particolare. Brian Downey, che giuro non avevo mai sentito nominare e che, consultando IMDb, non ha avuto finora ruoli di spicco, è deliziosamente esagerato e caricaturale nella recitazione, nei gesti e nella presenza scenica. Ricorda quasi il Joker. No, non Heath Ledger. Né Jack Nicholson. Intendo proprio Cesar Romero nella serie televisiva del 1966. Esatto, quella con le onomatopee che spuntavano fuori a ogni cazzotto.
In conclusione, Hobo with a Shotgun non è Machete ed è lontano anni luce da Planet Terror, ma è sempre meglio di quella lagna di A prova di morte (uno dei pochi fallimenti tarantiniani). Le performance sono godibili e le scene splatter, marchio di fabbrica della serie, abbondano. Personalmente, mi aspettavo di meglio, ma non posso dire di esserne completamente deluso. E per quello che è in sé, il film è comunque piacevole.