Regia: Chris Butler, Sam Fell
Sceneggiatura: Chris Butler
Durata: 92 minuti
Genere: Animazione/Horror
Cast: Kodi Smit-McPhee, Anna Kendrick, Christopher Mintz-Passe, Casey Affleck, Tucker Albrizzi
ParaNorman è stato un po’ la sorpresa dell’anno, almeno per quanto riguarda il cinema d’animazione. In un 2012 che doveva segnare il ritorno, rispettivamente, della Pixar al grande kolossal in computergrafica e di Tim Burton all’animazione in stop motion, ParaNorman, prodotto dalla Laika, che già aveva realizzato Coraline, si è rivelato non solo il miglior film d’animazione visto fin’ora, ma anche il miglior horror.
Miglior film d’animazione perché Brave della Pixar (mi rifiuto di chiamarlo con quell’aborto di titolo italiano), pur essendo più che perfetto dal punto di vista dell’animazione, ha delle evidenti lacune nell’ambito della sceneggiatura. Aveva il potenziale per essere un altro Up, ha finito per essere una copia sbiadita di How To Train Your Dragon – con il piccolo distinguo che HTTYD è un film stupendo e Brave è solo “caruccio”.
D’altro canto non posso confrontarlo con Frankenweenie di Tim Burton, perché ancora mi manca, ma posso affermare con sicurezza che questo film è molto burtoniano, nell’atmosfera e nei temi, soprattutto.
E, sì, lo so che ParaNorman l’ha recensito anche Alexia pochi giorni fa, ma visto che le nostre opinioni sono abbastanza differenti, beccatevi lo stesso i miei due cents.
ParaNorman è la storia di Norman, un ragazzino di undici anni che vive in una città del New England resa celebre da un processo per stregoneria avvenuto negli anni dei padri fondatori, e che vede la gente morta. E, no, il suo terapista non è Bruce Willis. Tutti in città, dal bullo della scuola a suo padre, considerano Norman uno strambo. E non è tutto: un giorno Norman ha anche una vivida visione del tragico evento che ha segnato il passato della città, il processo alla strega, e in seguito uno zio da tutti ritenuto un po’ toccato gli rivela che quella visione è un segno. Norman dovrà farsi carico della protezione della città tramite un rito magico, per impedire il risveglio della strega e il ritorno in vita dei morti. Ad aiutarlo nella sua lotta contro il tempo per salvare la città ci sono l’amico leale e grassoccio Neil, Alvin, il bullo della scuola (ebbene sì, McLovin doppia un bullo), l’irritante sorella di Norman, Courtney e Mitch, il fratello belloccio di Neil.
Ora, piccola digressione. Quando ero piccolo, più o meno coetaneo di Norman, c’era un film che amavo guardare fino allo sfinimento. Si chiamava Scuola di mostri (Monsters Squad), e parlava di un gruppo di ragazzini con la passione per i mostri dei classici film della RKO (il vampiro, il mostro di Frankenstein, il lupo mannaro e la mummia), che dovevano unire le loro forze per sconfiggere proprio quegli stessi mostri dei quali erano fan. Era un film divertente, se riuscite a recuperarlo dateci un’occhiata.
Quand’ero piccolo, dicevo, amavo questo film perché aveva in sé tutti gli elementi che trovavo irresistibili e affascinanti: commedia, azione, amicizia e, ovviamente, mostri.
Guardare ParaNorman è stato per me come ritornare a quando, a dodici anni, passavo i pomeriggi a vedere Scuola di mostri e altri film del genere. Non è solo effetto nostalgia, badate bene. ParaNorman è un grande tributo a quel genere di film, gli horror per ragazzi che andavano negli States intorno agli anni Ottanta e Novanta. E non è un caso che proprio ParaNorman si apre con il protagonista che guarda un film d’exploitation. Si tratta di una parodia fatta con molto affetto di un genere, esportata però all’interno di un contesto diverso, un film d’animazione per ragazzi. Ci sono molti omaggi all’horror degli anni Ottanta in ParaNorman – basti vedere la colonna sonora, che in alcuni punti è molto soave e melodica, come quella di un film di Lucio Fulci, salvo poi virare su suoni più sintetici quando vengono presentati gli zombie, come nei film di Dario Argento o John Carpenter –, e mi è difficile pensare che il regista e sceneggiatore Chris Butler non sia uno a cui il genere piace.
Ma parodia affezionata a parte, ci sono molti altri motivi per cui ParaNorman è un ottimo film. Intanto il bilanciamento tra azioni e comicità, che è quasi meccanico nel modo in cui i momenti più leggeri e le sequenze più spaventose si incastrano tra loro.
Iinoltre, ParaNorman è un film per ragazzi che tuttavia non tratta i ragazzi con condiscendenza. Ad esempio, non ha paura di mostrare un cadavere che agisce – o meglio, non agisce – come un cadavere. Certo, inserito in una scena piena di slapstick comedy che alla fine strappa più di una risata. Però, cavoli, è pur sempre un cadavere, e si vede.
E sempre in questa cornice va a inserirsi il tema dell’accettare l’altro, il diverso, che percorre tutto il film, nelle vicende non solo di Norman, ma di molti altri personaggi che lo circondano. Ci sono due scene che sono veramente potenti dal punto di vista emotivo, quasi commuoventi. La prima è all’inizio, quando Norman cammina in direzione della scuola e continua a salutare i fantasmi, scena che noi però vediamo dalla prospettiva di un osservatore qualsiasi, ossia un bambino strambo che parla da solo per la strada. Personalmente l’ho trovata una scena di una tristezza attanagliante, ma mai potente quanto la scena del processo della strega. Ecco, lì se fossi stato un vitello avrei pianto… come un vitello. Sì, insomma, diciamo che se la gioca con i primi quindici minuti di Up per il titolo di “scena commuovente che a momenti faceva breccia nel mio arido cuore annerito e rinsecchito”.
Per non parlare poi dello scontro finale tra Norman e la strega. Che è credo uno dei migliori climax in un film d’animazione di sempre.
Va da sé che ParaNorman non è un film per bambini molto piccoli. Non fatelo vedere a vostro figlio di cinque anni a meno che non vogliate dormire nel letto con lui per le prossime settimane. è più un film pensato per i ragazzini, gli adolescenti e anche i bambini cresciuti tipo me. In generale, se avete amate i film horror, ParaNorman, pur non essendo un film horror, è il film che fa per voi.