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[Film zone] Vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder (1970)

Creato il 23 novembre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Film zone] Vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder (1970)Titolo: Vita privata di Sherlock Holmes
Titolo Originale: The private life of Sherlock Holmes
Regia: Billy Wilder
Paese: Stati Uniti
Attori principali: Robert Stephens, Colin Blakely, Christopher Lee, Genéviève Page
Durata: 130 minuti
Anno: 1970
Formato: DVD
Prezzo: € 9,90
Genere: Poliziesco
Voto: [Film zone] Vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder (1970)
Contenuto: Un’attraente donna denuncia la scomparsa del proprio marito. L’indagine conduce Sherlock Holmes e il Dr. Watson in Scozia, dove, con loro grande sorpresa, scoprono un complotto che coinvolge una società clandestina, i servizi segreti di sua Maestà e il mostro di Loch Ness. Ma Holmes, prima di giungere al famoso “elementare”, commette un errore che potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza della Gran Bretagna e rovinargli la reputazione.

Recensione: Ho tra le mani il libro di Alan Barnes Sherlock Holmes on Screen, the complete film and TV history, edito dalla Reynold & Hearn Ldt di Londra. L’edizione è del 2002, quindi non aggiornatissima. Vano è cercare un testo simile in italiano. Nonostante sia scritto in inglese la lettura non è difficilissima; qualcosa, dizionario alla mano, si riesce a capire. Tra una cosa e l’altra ho preso confidenza con Eille Norwood, uno dei primi a impersonare il grande detective, cui seguono Basil Rathbone, Jeremy Brett, Peter Cushing. Non mancano sorprese: per esempio Christopher Lee, Charlton Eston, Michail Caine. Ci sono anche parodie geniali ed esilaranti, di cui si parlerà a tempo debito. Ho recuperato qua e là qualche DVD tra cui The Life of Sherlock Holmes di Billy Wilder. Pensavo si trattasse di una parodia, una presa in giro. Nulla di tutto questo:

The Private Life of Sherlock Holmes is not a comedy and it’s not serious.

Le notizie che traggo dal libro di Alan Barnes sono piuttosto interessanti. Le riprese sono iniziate nel maggio del 1969 presso i Pinewood Studios, con un budget non inferiore ai 10 milioni di dollari. Gli ambienti sono resi con cura maniacale: se non ho capito male 80.000 sterline sono state spese solo per gli ambienti di Baker Street, ricorrendo allo scenografo Alexander Trauner di cui si dicevano cose tipo: He built houses, not set. E dire che queste scenografie riguardavano solo una parte della produzione, se escludiamo la location di Inverness, con tanto di mostro di Loch Ness, il prototipo di un sommergibile.

Una parola sugli attori. In principio si era pensato a Peter O’ Toole per Holmes, e a Peter Sellers nelle vesti di Watson. Alla fine – non per ripiego – la scelta è ricaduta su Robert Stephens nei panni di Holmes e su Colin Blakey, che ci regala un inedito dottor Watson per la sua esuberanza e una pronunciata vena quasi cabarettistica, quindi su Christopher Lee nella parte del fratello Mycroft.

Sempre scorrendo il libro di Barnes, siamo messi al corrente di come si andasse facilmente fuori budget, e quale fosse l’enorme pressione sugli attori, tanto da causare un esaurimento nervoso a Robert Stephens e la sospensione delle riprese per più di una settimana.

Non credo sia stato facile mettere insieme le parti di cui si compone il film senza causare un senso di disordine. C’è un prologo in cui i personaggi di Holmes, Watson e Mrs. Hudson ci vengono presentati nel loro ambiente: 221b di Baker Street. Poi vediamo Holmes all’opera nell’affaire della ballerina russa: una certa Madame Petrova desidera un figlio che erediti la propria bellezza e il cervello di Sherlock Holmes. Il detective se la svigna confidando una liaison col dottor Watson, cosa che manda quest’ultimo su tutte le furie.

Finalmente viene introdotto il mistero: quello di Gabrielle Valladon, che condurrà Holmes in Scozia, nientemeno che da suo fratello Mycroft, alle prese con il rivoluzionario prototipo di un sottomarino.

Ebbene la struttura del film segue i movimenti del “Concerto per violino – opera 24″ di Miklos Rozsa (qui un assaggio): le diverse sequenze di fatto scorrono lungo un unico spartito musicale che dà il ritmo al tutto. Si tratta di quattro episodi legati in maniera armoniosa, in modo da tenere sulla corda l’attenzione dello spettatore.

Il film tuttavia all’uscita subì qualche stroncatura, a parte il giudizio positivo dell’Observer:

Paradoxical as always, it upsetting the Sherlock applecart Wilder has made a film which comes full circle through a generous helping of his acid wit to become an affectionate hommage… The Private Life of Sherlock Holmes goes straight into my Ten Best of 1970 list.

Il ritratto che emerge di Holmes è particolarmente riuscito. La maschera malinconica di Robert Stephens tradisce emozioni che non è in grado di esprimere, cosa che comunica una sorta di ambivalenza, anche nella sfera sessuale, soprattutto a causa della reticenza del regista.

Si pensi solo al giudizio di Holmes sulle donne, una confessione non priva di ambiguità e degna di un Oscar Wilde:

Actually I don’t dislike women, I merely distrust them: the twinkle in the eye and the arsenic in the soup.

Il nucleo della storia è una sonora sconfitta, una defaillance che, raccolta nei diari del dottor Watson, non sarà divulgata se non dopo cinquant’anni dalla loro morte:

chi è veramente la cliente di Holmes, chi si nasconde dietro Gabrielle Valadon? In primo luogo qualcuno che è capace di scuotere nel profondo un detective freddo e calcolatore quanto la Londra cui somiglia, di far vacillare un piccolo mondo di certezze e capi saldi. Elementi che, lungi dallo smentire il personaggio che conosciamo, lo arricchiscono infondendogli nuova luce.


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