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Filosofia del rugby e il nuovo libro dei fratelli Bergamasco

Creato il 27 gennaio 2011 da Sport24h

“Andare avanti guardando indietro” non è il migliore inizio per il nuovo libro dei fratelli Bergamasco scritto in collaborazione con Matteo Rampin (Andare avanti guardando indietro, filosofia del rugby, Ponte alle Grazie, pag. 160 – euro 14), uscito in questi giorni in libreria. Non vorrei commettere il reato di lesa maestà (mettere in discussione i fratelli Bergamasco, soprattutto in occasione di un “6 Nazioni”, è come bestemmiare in Chiesa) ma mi stupisco che proprio i due fratelli simbolo del rugby italiano abbiano commesso un simile abbaglio. Nel rugby si va avanti passando indietro, non guardando. Se guardi indietro rischi di sbagliare strada, mentre il passaggio, obbligatoriamente all’indietro, spesso è fatto “al buio”, ovvero senza guardare.
Del resto lo stesso libro ci racconta qualcosa di diverso e in qualche modo affronta la fenomenologia di questo sport. “Sono abituato ad avere gli avversari di fronte, non alle spalle” pare abbia dichiarato con orgoglio uno dei primi allenatori di Mauro Bergamasco. Una frase che si presta a diverse chiavi di lettura e per questo mi affascina.
Lettura sportiva: il rugby è l’unico sport di squadra in cui il pericolo non viene mai da dietro, come nel calcio, basket, pallanuoto, ecc… Dietro hai la squadra, la tua vera forza; gli avversari, appunto, solo davanti.
Diverse le chiavi di lettura esistenziali: per risolvere un problema lo devi prima avere bene davanti gli occhi; non puoi pensare di riuscire a farla franca in un luogo in cui le minacce arrivano da tutte le parti; aggredire alle spalle è un elemento che sottolinea la differenza tra “i buoni” e “i cattivi”, tra chi gioca correttamente e chi invece sporco. Che poi nella vita i secondi spesso hanno la meglio, non cambia la sostanza della questione: la discriminante etica per giudicare le persone è la sincerità nell’affrontare gli avversari.
Un altro elemento affascinante e unico del rugby raccontato nel libro (sicuramente frutto del contributo di Matteo Rampin, psicologo dello sport), riguarda il pallone. Quasi tutti gli sport con palla prevedono che questa sia sferica, con un movimento e rimbalzi almeno apparentemente facilmente decodificabili. Una sfera si muove in modo lineare: prevederne il punto di arrivo, data una certa forza, è abbastanza semplice. Nel rugby il pallone è ovale e il suo rimbalzo mai scontato. Questo introduce un elemento di imprevedibilità che allena il giocatore a non ragionare (nello sport come nella vita) per schemi. L’atteggiamento corretto è quello di essere pronti ad adattarsi al rimbalzo in pochi decimi di secondo. Se spostiamo questo atteggiamento alla vita di tutti i giorni possiamo affermare che il rugby allena ad affrontare il presente, senza troppo domandarsi sul futuro.
Ora cosa c’entra tutto questo con il titolo sbagliato? Molto. Il titolo corretto sarebbe stato “Andare avanti passando indietro” e non “guardando”. Chi guarda dietro pensa al passato, vive di ricordi e, spesso, rimpiange. Guardare, lo dice la parola stessa, è un momento riflessivo, statico.
Il passare, invece, è una fase attiva, propositiva, necessaria. Passare a chi sopraggiunge, quando non sei più in grado di andare avanti perché le forze ti mancano e gli avversari sono in soprannumero, è l’unico modo per progredire: nel rugby come nella vita. Senza guardarsi troppo indietro.
AU

AVVERTENZA – Per tutti gli appassionati dei fratelli Bergamasco, domenica pomeriggio saranno ospiti alla trasmissione di RAI 3 “Alle Falde del Kilimangiaro”. Chissà come se la caverà una Licia Colò qualsiasi con la complessa fenomenologia del rugby presente nel libro.


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