Proprio perché il riso e l’umorismo implicano spesso perdita dell’autocontrollo e sospensione delle convenzioni sociali, non sorprende che molte culture li abbiano guardati con sospetto o addirittura censurati.
Il codice morale di Protagora invitava a non lasciarsi possedere da incontrollabile ilarità ed Epitteto nel Manuale consiglia di “non ridere troppo forte, né di frequente né sguaiatamente”. Secondo Platone, invece, il riso è un’emozione che annulla l’autocontrollo razionale. Nella Repubblica il filosofo stabiliva che i guardiani dello Stato non dovevano essere “troppo facili al riso, perché a una risata violenta segue, di solito, una violenta emozione dell’anima”.
Gli esseri umani, insieme ai primati che hanno imparato un linguaggio, sono i soli animali capaci di questo distacco giocoso perché sono animali razionali.
E’ il distacco comico che distingue da un punto di vista psicologico il divertimento dalle emozioni ordinarie e a spiegare perché l’umorismo sia tanto spesso un’esperienza estetica, facendoci cogliere la differenza tra commedia e tragedia.
Da un punto di vista etico, il distacco comico è invece la chiave per comprendere sia i pericoli sia i benefici dell’umorismo. John Morreall dimostra con questo libro la sconcertante ottusità della maggior parte dei filosofi nel non saper riconoscere il valore del distacco comico. Lo fa chiarendo i concetti di riso, divertimento e umorismo.
Inoltre Morreall fornisce due spiegazioni su cosa ha potuto produrre nei primi esseri umani l’umorismo e su come questo si è sviluppato: una psicologica e una evoluzionistica. La spiegazione evoluzionistica, basata sull’idea che l’umorismo ha un certo valore per la sopravvivenza, porta a un terzo piano di riflessione: la valutazione dei vantaggi notevoli che l’umorismo ha portato alla nostra specie.
John Morreall
Filosofia dell’umorismo
(traduzione di Edoardo Datteri)
Collana Galapagos
Sironi editore
2011