Filosofia per chi compra e..per chi vende…

Creato il 19 aprile 2012 da Gianpaolotorres

Il pilota svizzero-novarese Guglielmo Bellasi ora costruttore di parti di auto da competizione su Ceccato 100cc un motorino italiano che girava già a 11mila giri negli anno ’60.

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La notizia che la Ducati antica fabbrica di motociclette passi alla Audi tedesca non mi fa né caldo né freddo in quanto il titolare che vende dirà che lo ha fatto per permettere all’azienda di fare un passo in avanti nella crescita sfruttando la tecnologia motoristica e metallurgica dei nostri titolati europei,e chi compra dirà che lo ha fatto per sviluppare produzione e soprattutto il numero degli addetti,occupati in azienda e farla progredire.

In fondo anche la BMW era più famosa quasi per le motociclette che non per le auto sino a non moltissimi anni addietro,e si facciano concorrenza tra di loro,dunque,se ne hanno voglia, come facevano i Grandi Elettori del Sacro Romano Impero che procedevano facendosi sgambetti e dispetti l’un con l’altro.

A me sembra e spero,che chi vende ci guadagni e incassi quei fondi che gli erano necessari per altri investimenti dove poteva essere impelagato e perché no,magari si è solo accontentato di cambiare soldi contro soldi,in un momento in cui dicono che le banche sono restie a concederli.Lo avrebbe dunque fatto per avere della liquidità.

Sono affari loro.

Ma tanti,tanti anni fa,mi trovai impiegato presso un titolare che vendeva,ed i miei ricordi discrepano dai titoli di osanna che possono fare i giornali quando un’azienda italiana fa tanto gola ad un’industria straniera.Ero ancora ragazzo e per me andava bene tutto,sentivo delle lagnanze a livello alto,ma mi arrivavano col contagocce,quello che capivo era che quando l’azienda fu messa in vendita,era già stata depredata di tutto quel che poteva essere appetitoso,ma non forse fino in fondo se poi la transazione ebbe buon esito.

In compenso non proprio così indietro mi trovai in posizione dirigenziale di fronte ad un passaggio di proprietà da un titolare estero contro un altro estero.E fu un’esperienza da non dimenticare.

Trovarsi vicino alle chiacchiere ed ai pettegolezzi dei padroni di fronte ad una cessione non è mai così simpatico come sembra letto e fatto sulla carta.

Diciamo che di solito un venditore cede un bene sottocapitalizzato ad un altro che ha maggiore liquidità,e costui manda i suoi sgherri a controllare un settore nel quale pur essendo affine,nel mio caso era un cotoniero che comprava noi lanieri,non ci capiva nulla del prodotto differente e meno ancora per ciò che riguardava mercati di vendita,tempistiche di lavorazioni,materia prima e tutto il resto.

Tessile era tessile come motoristico è meccanico,ma nel settore merceologico qualcosa fa ancora differenza.La moto ha due ruote come l’auto ne aveva cinque,una di scorta,ora ridotte a quattro in quanto quella di scorta non si usa più.Costa.

Allora,il nuovo Capo inizia ad inviarti un nuovo amministratore lontano mille miglia dal tuo modo di pensare,e poi ne arriva un altro che deve comandare la contabilità e gli acquisti.

Ed iniziano le beghe sul perché e percome si fanno le cose in un certo modo invece che non come a casa loro.

Semplice,perché il suo mestiere non è uguale al tuo,poi inizia a diffidare di un dirigente ma non lo licenzia,ne cerca un altro dal di fuori che sia disoccupato e del nuovo settore in cui è entrato,  per avere una campana in più da confrontare,e quest’ultimo vuole entrare da padrone criticando e promettendo cambi di qui e di là,miglioramenti di qui e di là,ed alla fine lo ritirano dal video perché non è aggiornato su come affrontare il mondo di oggi.

Avendo avuto dei problemi di occupazione è rimasto indietro,ed il mondo di oggi ti sega in fretta.

Poi ti cambiano il capo del personale,che deve gestire le relazioni sindacali.

In breve,tu che eri innamorato di ciò che facevi,vedi che il compratore è ben distante dai tuoi sentimenti e pensa solo a fare soldi senza però rendersi conto che gioca fuori casa,e poco a poco ti vien voglia di mandarli a stendere.Alla prima possibilità farai le valigie e li saluti.

Chiaro che nel nostro caso era diverso,perché eravamo alle Indie,per cui la prima cosa che richiesi col cambio di proprietà fu di essere liquidato dalla vecchia gestione che se ne andava col malloppo.

Non volevano cacciarli fuori adducendo che ci avrebbe pensato il nuovo,e per fortuna nostra che alla fine si videro costretti ad accettare.

Pochi ma buoni,meglio averli in tasca noi,e fui riassunto il giorno dopo dai nuovi titolari.

Non molti anni dopo quando oramai ero già al calduccio della mia città in Italia,seppi che l’azienda compratrice aveva avuto a sua volta crisi di liquidità e non era stata più in grado di pagare liquidazioni e quanto altro.

Mi venne da ridere pensando a come dovetti minacciare di andarmene subito e come comunque le cose si eran chiuse.

Certo che ci furono sorprese,ed in continuazione,tutti i giorni arrivava uno specialista nuovo a studiare il caso chiedendo sempre dei perché si faceva una cosa,non la capivano infatti da soli e ci facevano perdere un sacco di tempo in riunioni che non servivan nulla.

Un cambio di proprietà non è uno scherzo per chi è al vertice di un’azienda,hai frizioni continue con la nuova guardia che vuole risultati subito e superiori a quanto si otteneva prima.

Anche loro all’epoca passavano per dei leoni e per essere dei moltiplicatori di pani e di pesci,poi poco alla volta il mercato se non il mondo stesso, progressivamente cambiò  e quando io già non c’ero più da anni seppi che il compratore aveva tirato nei pasticci il povero acquistato,che bene o male,se pur tanto criticato, ancora se la cavava a tirare a fine mese.

Questa è una frecciata maliziosa ai casini creati tra parenti che litigando per essere uno più padrone dell’altro,finirono col creare in borsa,in Germania,uno scandalo finanziario in quanto qualcuno aveva venduto azioni che non possedeva e quando dovette consegnarle andando sul mercato a cercarle,finì col farle salire del trecento per cento o forse più in un sol giorno,ed uno dei due contendenti che doveva acquistare l’altro, si trovò dalla sera alla mattina sull’orlo del fallimento quando il giorno prima era aggressivo come un lupo ed a mangiare titoli su titoli del cugino rivale.

Pareva che la più redditizia azienda di auto sportive del mondo dovesse tracollare da un minuto all’altro per un casino finanziario creato da coloro che oggi van come maestri del sapere.

Ma perché noi dovremmo infin parlare di problemi altrui,di gente che vuole divenire monopolista di un settore,quando di problemi ne abbiamo già i nostri che non si risolvono mai..?

Per farci del buon sangue e ridere,cosa questa, che manca sempre nei pettegolezzi serali da Vespa.

Sapete come la pensavo?

Che oggi per un paese metterne in ginocchio un altro, basta privarlo di una qualche banca,anche se i titoli bancari valgon nulla.

Nulla per nulla.. senza banche non si procede, e si deve fondarne di nuove per avere quei capitali che non trovi più sul mercato.Avrete visto che anche il signor Warren si è preso una bella quota della Bank of  America,e credo che la conservi ancora in quanto non lo vedo tanto come investimento speculativo,bensì come fonte di moneta se deve andare sul mercato ad acquisire qualche azienda da mettere tra i suoi gioielli.

Banche ricche o banche povere,son sempre loro che fanno da depositi alla liquidità.

I tedeschi vi ho già detto di come si siano finanziati sui mercati spendendo il meno possibile,al contrario di noi,ed ora investono per avere quella remunerazione sul capitale che hanno negato ai loro sottoscrittori.

Noi al contrario siamo tutti impiccati e per andare a pari dovremmo portare a casa degli utili inimmaginabili per le condizioni dell’economia odierna,condizioni queste, che al tedesco permettono invece di far soldi.

Lo spread tra il pagato di remunerazione uguale a zero,e quello previsto di ricavare da un investimento sarà poca cosa,forse solo il 4-5%,ma sufficiente per pagare dei dividendi.

Chiamali stupidi.

Poi se si butteranno sulle banche italiane ci sarà da ridere,un po’come fece il venditore del mio lanificio delle Indie,il quale pieno di sapienza com’era, dovuta alla differenza di età che aveva con me,attese il momento propizio di mercato per disfarsene,e mi venne a visitare pregandomi di passare una giornata con lui al mare.

Voleva sapere da me come la vedessi,e dietro ad una innocua gita in auto di quattro ore andata e quattro di ritorno più pranzo,era convinto che gli avrei dato le informazioni che giustamente si attendeva un padrone dal dipendente fedele sulle attività quotidiane e future, già messe in campo.

Rientrati a casa, mi chiese in ultimo per terminare la conversazione,”lei cosa farebbe di questa azienda oggi,la comprerebbe o la venderebbe?”

Risposi sincero,la comprerei…

La vendette.

Mi stimava e mi credeva,nulla di male,peccato agli accidenti che gli tirai quando i nuovi misero le facce da noi con la prosopopea del vincitore,e mi rovinarono un poco la serenità con cui me ne sonnecchiavo alle Indie tranquillo… sino a quel giorno.-

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