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Filumena Marturano a Villa Bruno, la passione va in scena

Creato il 11 novembre 2014 da Vesuviolive
Filumena Marturano

Filumena Marturano

Nello splendido scenario del Teatro Fonderia Righetti in Villa Bruno, a San Giorgio a Cremano, la compagnia teatrale Lavori in Corso ha messo in scena per due sere, 8 e 9 novembre, l’opera Filumena Marturano, per onorare il ricordo dei trent’anni dalla morte di Eduardo De Filippo.

Lo spettacolo è cominciato in modo inusuale, con l’ascolto di una registrazione audio, un estratto che ha creato grandi polemiche sulla conoscenza dei ragazzi della scena artistica e culturale napoletana.
Poche settimane fa, infatti, era facile imbattersi in un video presente in rete in cui un giornalista, armato di microfono e telecamera, aveva deciso di chiedere ai giovanissimi cosa sapessero loro del grande Eduardo, o se almeno lo conoscessero. Ebbene, la maggior parte di loro ha evitato la domanda, parlando di calciatori o altri personaggi dello spettacolo che ben poco hanno a che fare con il re della tradizione teatrale napoletana.
La scelta di far ascoltare al proprio pubblico questa registrazione è da attribuirsi alla volontà di fare un paragone tra coloro che sono lontani ormai dalla tradizione, dal mondo verace napoletano e i giovanissimi che invece fanno parte della compagnia Lavori in Corso e che il teatro non lo mettono solo in scena, ma ce l’hanno nel cuore e lo riportano con passione e affiatamento sul palco.

I protagonisti

I protagonisti

Ben azzeccata la scelta dei protagonisti, Marilù Sannino e Antonio Estatico, rispettivamente nei panni di Filumena e di Mimì Soriano. Quando si parla di opere famose si sprecano i confronti, ma in questo caso non fanno testo, perché entrambi hanno saputo onorare il teatro di De Filippo con passione e bravura spettacolari. Soprattutto è stata da applausi l’esibizione canora della protagonista che, a sorpresa, durante la scena del matrimonio di Filumena e Domenico, ha commosso il pubblico. Ad entrambi abbiamo rivolto le nostre domande.

Marilù Sannino, quanto è difficile vestire i panni di Filumena?
Tanto! E’ stato un personaggio abbastanza complicato da studiare e da mettere in atto. Una donna completa che in tutti e tre gli atti assume varie sfaccettature, prova diverse emozioni. Da ventenne che non ha vissuto la stessa vita, le sue stesse esperienze e sofferenze, ho cercato di immedesimarmi nel personaggio e vivere il suo dramma. Filumena è una donna con grande forza e coraggio, che riesce a coronare il suo sogno d’amore e il sogno di avere una famiglia.

Che sensazioni si provano a recitare davanti ad una platea piena?
Belle sensazioni che ti danno la carica per fare sempre di più e meglio e stabilire un contatto con il pubblico che, quando riesci a far percepire le emozioni, ti dà una grande carica.

Chi è per lei Eduardo, dopo aver vestito i panni di Filumena Marturano?
Sicuramente un grande autore, attore, interprete, drammaturgo. L’orgoglio di Napoli e dell’Italia stessa, un grande pezzo di arte.

Filumena Marturano

Filumena Marturano

Antonio Estatico, chi è Domenico Soriano?
Domenico Soriano è un uomo che nonostante avesse soldi e proprietà per la maggior parte della sua vita non ha vissuto, ma ha sopravvissuto, perché ha condotto una vita scapestrata andando dietro le donne. E’ uno dei personaggi eduardiani che metteva in sordina lo stesso Eduardo, perché questa commedia è stata scritta per la sorella Titina, che interpretava Armida in Questi Fantasmi e aveva dunque una sola scena.

La sorella dunque si lamentò perché le donne erano poco rappresentate in teatro. In questo caso, Eduardo si mise da parte e scrisse in sei giorni Filumena Marturano, unica protagonista femminile del teatro eduardiano, per amore della sorella che nei panni della protagonista ebbe un successo straordinario.

Anche questi due giovani attori hanno avuto un gran successo durante queste due serate. Presto, la compagnia Lavori in Corso tornerà con un nuovo spettacolo, questa volta qualcosa di più comico, per dimostrare come questi giovani attori possano essere polivalenti nel portare in scena anche qualcosa non di disimpegnato, ma di più leggero, far sorridere il pubblico così come l’hanno fatto commuovere portando in scena questa immortale opera di De Filippo.


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