Bruno Lugaro, savonese, 56 anni. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Genova, da venticinque anni giornalista de Il Secolo XIX nei settori della cronaca e della politica, attuale capo servizi della redazione savonese de Il Secolo XIX-La Stampa. E’ autore nel 2007 del libro-inchiesta “Il Fallimento perfetto” sui retroscena della grande speculazione immobiliare delle ex aree Italsider di Savona.
Il romanzo prende spunto da un episodio di cronaca realmente accaduto. L’odissea di Nino Raggio – strappato ai suoi amici, a una periferia infestata dalla malavita e che pure ama profondamente, “deportato” al Nord, prima a Mondovì poi a Finale Ligure, con un nuovo nome appiccicato addosso, al quale non riesce ad abituarsi – è il pretesto per raccontare una realtà in cui una nuova generazione di adolescenti, educati a non piegarsi alle mafie, cresce a contatto di gomito con i “chiodi storti”, giovani senza futuro, reclutati ancora bambini dalla camorra e armati come dei Rambo. Così, il campetto della parrocchia diventa la zona franca dove Nino gioca a pallone con l’amico Baleno, il suo alter ego, lo specialista degli attentati dinamitardi, che crede nella camorra come chiave di riscatto personale e uccide per essa. Lì, solo in quello spazio rubato ai casermoni popolari, gli adolescenti di Miano sono tutti uguali. Baleno smette la maschera da baby-killer e si lancia in dribbling interminabili, saltando come birilli Nino e gli altri. Le due storie parallele di Nino e Baleno, che poi torneranno ad intrecciarsi nel finale a sorpresa, lasciano spazio a tutta una serie di personaggi fortemente caratterizzati. La spietata e bellissima Mary Saponara, vedova del boss Iovino, in perenne lotta con la famiglia Scalìa. L’onorevole Poliano, grande procacciatore di affari per la camorra e per se stesso. Yoyò l’amico di Baleno, soggiogato dalla sua personalità e alla fine traditore. Claudia Bergamini, giornalista coraggiosa che intraprende una battaglia solitaria per smascherare gli sporchi traffici di Poliano. E don Adolfo, il parroco che combatte le mafie con gli striscioni davanti alla chiesa e con l’impegno di un gruppo di ragazzi, tra i quali Nino. Tutti i personaggi hanno una qualche attinenza con la realtà ma vivono poi di luce propria, in un affresco delle terre di camorra, dove il destino appare immutabile.
Abbiamo raggiunto lo scrittore, Bruno Lugaro, firma del romanzo noir Finale a sorpresa. I chiodi storti – edito Fratelli Frilli – per raccontarci qualcosa in più sul suo nuovo libro.
Il romanzo trae spunto da un fatto realmente accaduto. Come mai ha deciso di trattarlo con un romanzo?
Nel 2008 un tredicenne napoletano assiste a un omicidio di camorra di fronte all’Acquapark di Napoli, riconosce il sicario e lo denuncia. Quell’atto di coraggio è stato per me una scintilla. Da tempo mi stuzzicava l’idea di scrivere un romanzo ma aspettavo un’idea forte. E la storia di un ragazzino testimone di giustizia sradicato dal suo mondo, costretto a nascondersi al Nord con la famiglia per non essere ucciso,mi sembrava uno spunto efficace. Nella realtà il tredicenne non ha poi avuto il coraggio di testimoniare al processo. Nel mio romanzo, invece, arriva sino in fondo. E’ un piccolo eroe
Sport e crimine bilanciano i toni del noir: è un appassionato di calcio?
Mi piaceva soprattutto da ragazzino. Anch’io frequentavo quasi quotidianamente un campetto di calcio (in asfalto!!) con una decina di amici. E quelle due ore di partita ti rinfrancavano spesso da tutte le delusioni, che poi a quell’età sono essenzialmente scolastiche e amorose. Ora seguo il calcio distrattamente.
Nino e Baleno: ci descrive i due personaggi?
Nino è l’eroe positivo: un idealista, determinato, coraggioso, ma con i suoi momenti di fragilità, di comprensibile paura, di sconforto, ai quali reagisce però a testa bassa. Baleno è il suo alter ego: il ragazzo sbandato, cresciuto in mezzo al crimine, affascinato dal crimine, soldato della camorra vista come occasione di riscatto da una vita infelice. Un cattivo legato però a Nino da un’amicizia forte che rimarrà tale sino alla fine.
Si ritrova caratterialmente in uno dei due personaggi?
Le risponderò con una battuta: da adolescente sono stato Nino ma avrei voluto essere Baleno. E qualche volta forse lo sono anche stato. Intendo dire che ho sempre pensato di avere una personalità doppia che si rispecchia credo in tutti i protagonisti del mio romanzo.
La vicenda si snoda toccando diversi luoghi ma l’oratorio rimane un pò come punto di incontro e reincontro. Come mai lo ha scelto?
Frequentavo anch’io un oratorio, alle Fornaci, quartiere di Savona. Di più: facevo il chierichetto la domenica. Ma durante la settimana ero, diciamo così, sempre un po’ sopra le righe. Come le dicevo, la personalità doppia.
Quale il messaggio che vuole lasciare al lettore tramite la sua vicenda?
Voglio sottolineare il valore del coraggio e dell’amicizia da un lato, e dall’altro, sottolineare la forza implacabile delle mafie contro le quali non basta neppure il coraggio spinto talvolta sino al sacrificio della propria vita
Un paio di curiosità personali: legge? quali sono i suoi autori più apprezzati? un paio di titoli che lei ha apprezzato e che si sente di consigliarli ai lettori?
In realtà non sono un grande lettore di libri. Forse perché, per il lavoro che faccio, dedico già tanto (troppo) tempo alla lettura dei quotidiani e poco ne rimane per il resto. Comunque, mi piacciono l’ Ammaniti di Come Dio comanda e Fango e il Baricco di Seta e l’Iliade. Tra gli autori stranieri, Marquez su tutti. Adoro le biografie di personaggi storici. E se dovessi salvare un libro, non avrei dubbi: I Miserabili di Victor Hugo
Bruno Lugaro, savonese, 56 anni. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Genova, da venticinque anni giornalista de Il Secolo XIX nei settori della cronaca e della politica, attuale capo servizi della redazione savonese de Il Secolo XIX-La Stampa. E’ autore nel 2007 del libro-inchiesta “Il Fallimento perfetto” sui retroscena della grande speculazione immobiliare delle ex aree Italsider di Savona.