Finale Roma Fringe Festival: trionfa Fak Fek Fik

Da Riflessialmargine

Si è conclusa domenica 5 luglio la quarta edizione del Roma Fringe Festival, la prima nei giardini di Castel Sant'Angelo. Una serata ricca, non solo per i quattro spettacoli finalisti che si sono sfidati (Fak Fek Fik, Guerriere, Gli ebrei sono matti e Les aimants), ma anche e soprattutto per la notevole affluenza di pubblico che la serata ha registrato. Gratinate gremite, una vera marea umana che ha trasformato la finale in una vera festa del teatro. Alla fine ha vinto Fak Fek Fik - miglior spettacolo, migliori attrici, miglior drammaturgia - lo spettacolo favorito fin dall'inizio per noi, fin dalla prima volta in cui l'abbiamo visto, quella domenica 15 giugno in cui, tra stanchezza e disillusione, cacciavamo sotto i bagliori di Castel Sant'Angelo qualche cosa da stampare nei ricordi. Così è stato. L'empatia è stata subito forte, subito questo spettacolo/performance si è conquistato un posto tra i nostri ricordi migliori. Non conosciamo nel dettaglio l'esito dei voti dei 38 giurati, l'impressione è che non ci sia stata partita, anche se tra i giudici qualcuno si è lasciato scappare una preferenza diversa, è stata una sfida tra realtà e sogno, tra "palate di merda" e "ventate di purezza poetica". Ci spieghiamo: lo spettacolo che più si è attestato come outsider è stato Les Aimants, una performance a due di teatro danza, due bravissimi interpreti che per quasi un'ora hanno dato vita ad una serie di immagini suggestive attingendo dalle poesie di Prevert, ma raccontando il tutto senza parole, con il solo corpo. Les aimants, gli amanti, ma anche due calamite, due corpi in continuo avvicinamento e allontanamento, ha saputo cogliere i sentimenti vaganti tra la folla, elevarli nel regno delle immagini più sublimi, laddove la realtà sbiadisce e si muta in sogno. Un buono, buonissimo lavoro, che si è conquistato il favore di molti giurati. Di contro Fak Fek Fik, che al contrario di Les aimants, non ha nulla di poetico, anzi, è spietatamente realistico, scava nel contemporaneo e ci rovescia addosso secchiate di merda. Permetteteci di utilizzare questo linguaggio inusuale per una recensione, ma è ciò che più ci viene da dentro. Secchiate di merda. Qualcuno avrebbe dovuto iniziare il duro lavoro di bonifica della realtà, risvegliare i nostri sensi intorpiditi, far sentire al nostro naso l'odore nauseabondo dell'oggi, farci udire suoni che ci lacerano i timpani, torturare la nostra pelle marchiando a fuoco parole brucianti. Fak Fek Fik inizia a nostro avviso il lavoro di purificazione necessario a poter un giorno godere appieno di una nuova poesia, come può essere Les aimants, godendone i frutti adagiati su una nuvola. Oggi come oggi, il grido lanciato da Fak Fek Fik è più necessario della poesia seppur amabilissima di Les aimants. Sicuramente una cosa non esclude l'altra, ma è stata la necessità di racconto della realtà - oltretutto ottimamente costruita - a dominare le opinioni. Guardiamoci intorno e iniziamo a spalare come questo fantastico gruppo ha saputo fare. 
Abbiamo assistito ad una finale di buon livello, anche se per gli altri due spettacoli l'asticella si abbassa. Guerriere ha certamente un intento nobile, un eloquio molto ricco e verboso, un racconto di tre donne durante la prima guerra mondiale. Ha il pregio certamente di portare sulla ribalta la questione femminile, sottolineare l'importanza rivestita dalle donne durante il conflitto mondiale nel mantenere in piedi una nazione senza uomini. Anche se ... abbiamo apprezzato più che nella semifinale, la recitazione appare ancora molto immatura, non aiuta a trasportarci in un'atmosfera del tempo; questo nonostante la scenografia "importante" ed inutilizzata se non come sfondo. Come seconda volta ci ha offerto qualche cosa di più, ma ancora non è abbastanza, la distrazione è ancora in agguato. Il quarto ed ultimo spettacolo, Gli ebrei sono matti, è tratto da un fatto realmente accaduto. Ventennio fascista, Enrico viene ricoverato in un manicomio vicino Torino. Ferruccio, ebreo livornese costretto a fuggire, viene nascosto nel manicomio vicino al confine sotto falso nome: Angelo. Lo sviluppo della drammaturgia però è sterile, il tentativo di sviluppare una storia intorno ai due matti - uno vero e fastista, l'altro falso ed ebreo - fallisce. Il personaggio di Ferruccio non ha peso scenico, non c'è riflessione perché a parte il mero dato di fatto di questa "convivenza" forzata non c'è altro. Nello spettacolo spicca per la sua notevole capacità di caratterizzazione Dario Aggioli, ovvero Enrico, il vero matto fascista: un'interpretazione notevole, studiata, raggelante per la sua verità, dal corpo alla vocalità distorta, sporca e ingolfata dalla demenza cerebrale. Un'interpretazione che da sola ti fa dimenticare le mancanze del resto e vale a Dario Aggioli una menzione speciale dalla giuria. 
La cosa che ci incuriosisce è come di oltre ottanta spettacoli non sia giunto in finale uno spettacolo di prosa classica, un genere a quanto pare in via d'estinzione e sempre più difficile da trovare in forme qualitativamente accettabili. Due spettacoli di teatro civile, una performance di teatro danza ed uno una vera e propria performance scenica che si esprime tramite diversi linguaggi. Sparita la prosa. Quella poca che abbiamo visto era di bassa qualità, pare che ormai si riescano a fare degnamente solo monologhi, teatro di narrazione, performance varie e di ricerca. Molte delle cose viste ci hanno riempito ed hanno lasciato dei segni, ma ci chiediamo anche: possibile che siamo diventati incapaci di far prosa? Con questo dubbio alziamo i calici, ci godiamo la festa e facciamo i complimenti, meritati, ai vincitori.Matteo Di Stefano
ROMA FRINGE FESTIVAL 2015 | TUTTI I VINCITORI
  • Miglior Spettacolo Roma: Fak Fek Fik, regia di Dante Antonelli, con Martina Badiluzzi, Ylenya Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli 
  • Menzione Speciale della Giuria: Attore Dario Aggioli per lo spettacolo Gli Ebrei sono Matti 
  • Premio della Critica Periodico Italiano Magazine: 33 
  • Miglior Comedy: “Fa Curriculum. Stiamo lavorando per noi” di e con Sfigartisti 
  • Premio della Critica Funweek.it: Giovan Bartolo Botta per “Valli a prendere”. Sez. Comedy 
  • Miglior Regia: Andrea De Magistris per lo spettacolo Anselmo e Greta 
  • Miglior Drammaturgia: Dante Antonelli, Martina Badiluzzi, Ylenia Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli per lo spettacolo Fak Fek Fik 
  • Premio del Pubblico: Indubitabili Celesti Segnali 
  • Premio Special OFF: Cute, Compagnia Matroos 
  • Menzione Speciale Giovan Compagnia: Così grande così inutile 
  • Miglior Attore: Pierre Yves Massip per lo spettacolo Les Aimants 
  • Miglior Attrice: Martina Badiluzzi, Ylenia Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli per lo spettacolo Fak Fek Fik 
  • Premio Spirito Fringe: Malabranca Teatro per lo spettacolo Bignè – L’amore è Checov