In due righe ho citato la De Filippi ed un reality adesso scrivo "merda" ed eccovi servita una tripletta.
Dirlo nel 2013 può far un certo effetto eppure c'è stato un momento, tanti tanti anni fa, in cui il cinema di Pieraccioni ha avuto un senso.
A metà degli anni Novanta la commedia italiana, fedele come il virus dell'influenza al suo mutevole ripetersi stagionale, veniva sconvolta dal successo inatteso di un giovane regista toscano.
Ne I Laureati e soprattutto nei successivi Il ciclone e Fuochi d'artificio Pieraccioni portò nelle sale strapiene i suoi paesaggi di provincia edulcorati e didascalici eppure luminosi, allegri, ottimisti.Senza avere l'intelligenza e il talento di Benigni sembrava quasi avere una sua poetica.
Vederlo dopo vent'anni portare in scena lo stesso personaggio, nello stesso paesino collinare, con l'ennesima modella maldoppiata e senza nemmeno la cattiveria di quel bestemmiatore impenitente di Ceccherini purtroppo lascia solo una sensazione di amara malinconia.