Finalmente "Tulpa"

Creato il 23 giugno 2013 da Carlo_lock
Dopo l'annunciata uscita di maggio, slittata un mese più tardi, ecco ora da giovedì scorso nelle sale italiane (ma proprio in tutte? Siamo sicuri?), l'atteso Tulpa di Federico Zampaglione, uno dei pochi esempi contemporanei del cinema horror-thriller italiano, quel cinema ben caratterizzato da suspense, morbosità, gusto dell'orrido, eccessi estetici, erotismo che solo i veri appassionati sanno riconoscere.C'è subito da dire una cosa in merito: che è ora di smetterla di dire che oggi in Italia manca la produzione di film di questo genere e che sono fatti male.La questione va vista rovesciata, da un'altra prospettiva: se non si dà credito o spazio promozionale a certi prodotti, è chiaro che non incasseranno a dovere. Indi poi il flop a cui si va incontro sicuro viene utilizzato dai detrattori come "scusa" per addossare la responsabilità al regista o al pubblico non più interessato.Ma se scandalosamente un film come Tulpa viene distribuito in una sola sala di un cinema in periferia di una città capoluogo (in questo caso Milano) senza nemmeno un flano di prima visione, mi sembra del tutto evidente chiedersi quanti spettatori andranno a vederlo. Forse soltanto quelli che l'hanno aspettato, come il sottoscritto, perché informati da gruppi tematici in rete o da fanzine specializzate. Il pubblico "medio" se ne frega di questi film perché giustamente segue il main-stream, quello che viene propinato con pubblicità martellante. Ed una volta anche i film thriller entravano a buon diritto nella cassa di risonanza pubblicitaria.Tulpa (sottotitolo Perdizioni mortali) è il terzo film di Zampaglione e secondo horror. Shadow (2009) era molto diverso, meno brillante, ma forse più personale, mentre Tulpa, con un soggetto di Dardano Sacchetti (un nome di garanzia nel cinema thriller e horror italiano) vuole rifarsi proprio a certi stilemi tipici del thriller truculento con maniaco degli anni '80, quindi stiamo parlando di un thriller con un ridotto intreccio poliziesco e un grande spazio alla visionarietà e alle immagini. Zampaglione, front-man dei Tiromancino, sembra aver bene imparato la lezione da Dario Argento, al punto che ora l'allievo supera il maestro. Spudorati rimandi si hanno di Opera, Tenebre, un po' di esoterismo alla Suspiria che non guasta, ma alla fine lo stile sembra quello del Lucio Fulci de Lo squartatore di New York e ne è venuto fuori un film veramente a tinte forti, serrato, dove il sangue scorre a fiumi, carico di tensione e perversione. Tulpa rappresenta forse la materializzazione delle nostre angosce quotidiane del nuovo millennio, il carrierismo, la frustrazione sessuale, il bisogno di trovare una via di liberazione. Non a caso, partendo proprio dal titolo, Tulpa è una parola del lessico tibetano che indica la nostra zona oscura, che la giovane Lisa Boeri (Claudia Gerini), protagonista incontrastata, è invitata a ricercare e a fare uscire fuori, con l'uso anche di uno strano stupefacente, all'interno del club privé che lei frequenta dopo il lavoro e che fa di lei una donna dalla doppia vita, a tutti gli effetti.Tra situazioni perverse, sado-masochismo, orge, c'è anche un sadico maniaco (che riprende la consueta classica iconografia dell'uomo nero, con cappello a larghe falde, impermeabile, guanti neri) che stermina tutti coloro che sono iscritti a questo club, con dei mezzi e dei supplizi crudeli e insopportabili (sia per le vittime che per chi deve assistere). Zampaglione sembra avere la propensione alla tortura (ci ricordiamo anche di Shadow), anche se qui, in questo caso, si indugia comunque di meno e viene messo in risalto anche l'erotismo. A tal proposito, la Gerini ha dichiarato che non avrebbe mai accettato il ruolo se non fosse stata diretta da suo marito.Un film che non può piacere a tutti sicuramente, con un finale frettoloso e a mio avviso mal costruito, ma in ogni caso, regge bene il ritmo dall'inizio alla fine, ambientato in un Eur invernale, livido e glaciale.Tra gli interpreti anche la partecipazione di Michele Placido.

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