Una situazione a cui neanche i Confidi, a cui di solito le Pmi ricorrono quali intermediari con le banche, riescono a porre rimedio. Questo particolare tipo di consorzi, che si fa carico in maniera collettiva della garanzia dei fidi, è costretta purtroppo ad avere a che fare con numerose difficoltà.
Tali istituzioni infatti sono chiamate in molti casi a ricorrere a loro volta a nuove liquidità per poter sopravvivere, in special modo in un periodo di stagnazione. A complicare ulteriormente le cose, come già accennato, ci pensa l’atteggiamento degli istituti di credito, praticamente costretti a forzare lamano sullo spread.
Ed è proprio intorno allo spread in continua ascesa che si concentrano le preoccupazioni da parte delle aziende italiane. Secondo recenti indagini, i tassi d’interesse richiesti dalle banche stanno toccando quote record, attestandosi intorno a percentuali raramente viste in precedenza. Si parla in taluni casi del 5 per cento.
Una condizione assai difficile, alla quale le piccole e medie imprese stanno reagendo nella maniera più prevedibile, ma anche maggiormente pericolosa. Senza credito infatti, le Pmi stanno riducendo gli investimenti, con pericolose ricadute sia sulle richieste di finanziamento (secondo Confesercenti solo il 16 % degli impieghi bancari destinato alle aziende di questo tipo) che su quello strettamente occupazionale.
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