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Sorprendente pensare che già negli anni ’70 in Italia si facevano film che definirei alla Reitman, con la descrizione di personaggi spregevoli per ruolo sociale, resi divertenti ed empatici per la loro personalità per nulla positiva, ma descritti comunque umanamente. Questa è l’essenza di questo film di e con Sordi, un uomo vittima del proprio lavoro, disprezzato da tutti quelli che non fanno parte del suo mondo, con colleghi disposti a sbranarsi a vicenda ed una famiglia medio borghese ipocrita e gelida; come non si può non parteggiare per lui? Anche se lui vende armi di morte e non cambia opinione sulla sua professione neppure dopo essere stato vittima dei suoi stessi aerei e dopo aver visto sul campo cosa causano.
Il film sorprende anche perché dentro c’è già tutto; dovendone rifare oggi un remake sarebbe difficile aggiungere un episodio in più per descrivere il personaggio ed il suo mondo; la sceneggiatura già pensa a tutto. Unico neo (oltre ad un certo provincialismo italiano), il ritmo, forse adatto per l’epoca d’uscita, ma oggi piuttosto col freno a mano inserito.
Giustamente famosa la fantastica sequenza finale con lo scontro tra Sordi ed i famigliari indignati dopo aver “scoperto” che lavoro fa.