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- Scritto da Stefano Lorusso
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Invisibili
- Pubblicato: 05 Dicembre 2014
Il lavoro di Gibney, vincitore nel 2008 dell’Oscar per il documentario Taxi to the Dark Side, prende spunto da una discussa produzione di Broadway dedicata alla vita e alla musica di Fela Kuti e la utilizza come traccia guida per ricostruirne la biografia. Partendo dal palco su cui si dipana l’allestimento teatrale, Gibney struttura un incalzante montaggio di interviste e filmati di repertorio, delineando un profilo, accurato sebbene inevitabilmente parziale, di uno dei personaggi più complessi della musica africana. Centrali in questo appassionante racconto sono due aspetti indissolubilmente legati della sua vita: la militanza politica e la ricerca musicale. Più volte arrestato e brutalmente percosso dalle forze di polizia, con la sua musica Kuti si scagliava con rabbia contro le autorità militari all’epoca egemoni in Nigeria. Durante un assalto armato dell’esercito alla sua residenza, una comune rivoluzionaria proclamata da Kuti Repubblica autonoma di Kalakuta, sua madre perse la vita e in seguito a questo tragico incidente la sua battaglia politica si fece ancora più radicale, ispirandosi alle rivendicazioni delle Black Panthers, di Eldridge Cleaver e di Malcolm X.
Molto ampio, non poteva essere altrimenti, è lo spazio dato da Gibney alla musica, in una travolgente colonna sonora che mescola registrazioni originali con nuovi arrangiamenti di pezzi classici. Sul fronte della sperimentazione musicale Kuti traghettò la Nigeria dal sound post-coloniale del cosiddetto “highlife” verso le ipnotiche sonorità di un funky poliritmico ibridato con elementi della musica popolare. Celebri e invendibili sul mercato occidentale sono le sue torrenziali suite lisergiche, alcune di durata superiore alla mezz’ora, secondo Kuti veri e propri brani di “musica classica africana”. Restano solo accennati, trattati con il rispetto che si deve nei confronti di un mostro sacro, i risvolti più controversi della sua vita privata: la poligamia e le accuse di misoginia, il consumo di droghe, la sfrenata e irresponsabile sessualità, l’adesione a pittoresche pratiche di stregoneria e medicina tradizionale. L’occasione per riscoprire o conoscere per la prima volta una vera leggenda della musica è comunque, nonostante tutti i limiti dell’operazione, di quelle da non lasciarsi sfuggire. C’è da augurarsi che siano in tanti, specie tra i più giovani, a coglierla.
Voto: 3/4