Con Lightning Returns prosegue il percorso di Fabula Nova Crystallis: ne abbiamo saggiato l'inizio
La strada incominciata nel 2010 (nel 2009 in Giappone) da Final Fantasy XIII è stata seguita con caparbietà da Square Enix: nonostante la generazione che ci stiamo lasciando alle spalle non sia certo stata la più fortunata per la serie, bisogna dare atto al produttore di aver insistito sulla propria visione, mantenendo il buono e cercando di dare risposte alle molte critiche piovute sulla tredicesima incarnazione della sua arcinota epopea ruolistica. L'uscita di Final Fantasy XIII-2 è stata accolta favorevolmente, per quanto con pareri anche molto discordanti, e sono tanti a sperare che Lightning Returns chiuda positivamente il cerchio, magari come primo segno di un quantomai necessario rilancio del marchio. L'uscita del titolo è prevista per il prossimo 14 febbraio, quindi tra meno di un mese potremo tirare una riga sul lavoro fatto da Motomu Toriyama e i suoi ragazzi, ma nel frattempo abbiamo potuto giocare alcune sequenze iniziali, un assaggio utile per cercare di capire se le molte novità e scelte coraggiose fatte possano pagare come sperato.
Un mondo al collasso
Cinquecento anni dopo la conclusione di Final Fantasy XIII-2, il mondo di Nova Chrysalia è distante solo tredici giorni dalla scomparsa. Lightning viene risvegliata dal suo sonno nel disperato tentativo di sventare la fine dell'umanità e con la promessa di vedere, in cambio, tornare in vita la sorella Serah.
Un compito nel quale verrà aiutata da un cast di comprimari, su tutti Hope Estheim, ma che la vedrà come indiscussa e assoluta protagonista. Non possiamo rivelare troppi dettagli riguardanti la trama del gioco (particolari comunque presenti online, essendo il gioco già uscito in Giappone) ma possiamo certamente dire che siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla partenza in media res, senza le lungaggini e le rincorse di altre occasioni. Questo inizio arrembante viene ulteriormente valorizzato dall'idea di aggiungere un conto alla rovescia che mostra quanto tempo manca a Lightning per portare a termine la sua missione: lo scandire delle lancette non corrisponde a quello reale e viene messo in pausa in determinate situazioni, ma resta interessante perché si mescola ad altre meccaniche creando dinamiche stuzzicanti. Completando le missioni secondarie raccolte nella capitale Luxerion, ad esempio, siamo stati in grado di guadagnare preziosissime ore extra. In altri casi può accadere l'opposto e le nostre azioni rivoltarsi contro di noi, accorciando il già esiguo tempo rimasto a Nova Chrysalia.
Successivamente ci saranno aree della mappa di gioco dove in un determinato momento assisteremo ad una vera e propria invasione di nemici, che se battuti garantiranno un significativo vantaggio sulla strada verso la vittoria finale. Ci sono dei rischi nel dare un limite al giocatore e chiedergli di rispettarlo, soprattutto all'interno di un'esperienza che promette di essere molto lunga e libera da vincoli, ma tutto sommato ci ha intrigato e riportato alla mente The Legend of Zelda: Majora's Mask. Nel tentativo di centrare una maggior immersività, per Lightning Returns: Final Fantasy XIII è stata annunciata ormai da tempo una struttura open world libera da vincoli. Ci sarà una linea narrativa portante composta da cinque lunghe missioni principali che percorreranno la storia del gioco, e poi tutta una serie di quest e dungeon secondari, aree da esplorare alla scoperta di segreti ma soprattutto nel tentativo di far crescere le statistiche della protagonista e conquistare nuove abilità. Nella porzione di avventura provata con mano siamo stati catapultati tra le vie della capitale Luxerion, metropoli futuristica corrotta e pericolosa, con il compito di indagare sul ritrovamento di cadaveri di giovani ragazze somiglianti a Lightning e poi sul culto dei Figli di Etro. Un mistero intrigante che, almeno in queste fasi iniziali, viene affiancato da compiti opzionali che risultano un po' meno coinvolgenti, spasso blandi e già visti.
Lightning Returns: Final Fantasy XIII - Un "tour guidato" in video
Una sola protagonista
A differenza di quanto ci siamo abituati a vedere nei precedenti capitoli della serie ad eccezione dei due MMO, in Lightning Returns: Final Fantasy XIII si controlla solo la protagonista. Anche in combattimento non si ha a disposizione un party, ma solo ed unicamente lei.
Per valorizzare questa direzione e meglio caratterizzare il personaggio, si è scelto di legarne la progressione ai cosiddetti Stili: ad ogni abito di Lightning corrispondono dei poteri sui pulsanti frontali del controller, una diversa abilità ciascuno, il cui utilizzo consuma parte della barra Active Time Battle. Utilizzata tutta l'energia, oppure quando lo si ritiene opportuno, si passa allo stile successivo (ne vanno selezionati tre) agendo sui tasti dorsali e dando modo a quello precedente di ricaricarsi. L'azione si svolge in tempo reale e prevede un certo tempismo non solo nel portare gli attacchi, ma anche per schivare e pararsi. Si tratta di un sistema di combattimento che parte dell'esperienza di Final Fantasy XIII e del suo primo seguito, finendo però per creare qualcosa di completamente nuovo. La stessa interfaccia grafica è leggera e regala maggior spazio all'azione. Nel complesso, nonostante lo scampolo di avventura provato non ci abbia permesso di sperimentare tutti i sistemi nel loro insieme, proprio questo aspetto ci sembra uno dei più interessanti e riusciti, immediato e divertente ma allo stesso tempo dotato di una certa profondità. Quello che ci ha convinto meno, invece, è la struttura di Luxerion. La città sarà solo uno dei centri nevralgici del gioco, che tra l'altro dovrebbe essere caratterizzato da una mappa vasta e articolata, ma la sensazione di staticità degli ambienti e dei personaggi che la popolano non è al passo con i tempi.
Durante una missione dovevamo inseguire un gruppo di membri dei Figli di Etro mantenendo una certa distanza, ma qualsiasi velleità di immedesimarci scompariva vedendo i nostri obiettivi muoversi per qualche passo verso di noi quando troppo vicini, per poi tornare al centro del gruppo, quasi fossero calamitati, non appena avessimo rimesso sufficiente distanza tra noi e loro. Abbiamo avuto l'impressione che la buona intenzione di creare un ambiente dinamico, vasto e interattivo si scontri almeno in parte con gli strumenti a disposizione dei programmatori. La componente visiva stessa è da una parte valorizzata dal solito stile personale e accattivante, nonostante o forse proprio grazie ad alcuni eccessi, ma dall'altra mortificata da tanti alti e bassi. La differenza qualitativa tra la modellazione poligonale e le texture di Lightning e alcuni elementi del fondale, in particolare, ci ha lasciato non poche perplessità. Ci sono comunque parecchi elementi accattivanti in Lightning Returns: Final Fantasy XIII, dalla scelta di avere un solo protagonista al sistema di combattimento fino alla volontà di voler creare un titolo ad ampio respiro. D'altra parte ci auguriamo che la varietà delle missioni, la qualità della storia e la realizzazione degli ambienti vadano sempre in crescendo. La conclusione di una trilogia si meriterebbe di essere il punto più alto della serie e anche psicologicamente Square Enix e i suoi fan si gioverebbero di un successo. Manca un mese, quindi il momento dei giudizi è quantomai vicino.