Una lettura dei fatti non faziosa induce però a riflettere su di una questione affatto secondaria. È probabile che la società italiana si stia riprendendo ciò che aveva dovuto cedere con Tangentopoli. Berlusconi ha rappresentato un’anomalia per lo più subita nella patria delle fazioni, dei particolarismi, del frazionamento degli interessi. Piaccia o no, in Italia sarà sempre impossibile ridurre tutto a due partiti, a due visioni. Esistono troppe differenze. Tra nord e sud, all’interno di ogni singola regione e persino a livello provinciale. Questo Paese può stare insieme soltanto se tutte le sue componenti hanno voce.
Occorre quindi spostare indietro le lancette? L’antitesi rappresentatività/governabilità è stata risolta, nella Prima Repubblica, a vantaggio esclusivo del primo corno del dilemma. Nel Parlamento era presente “tutta” la società italiana, in virtù di un sistema proporzionale che prevedeva il recupero quasi integrale dei resti. Conseguenza immediata della frammentazione politica era però la brevità della durata dei governi, una media di circa nove mesi dal 1948 al 1992. Troppo poco per dare continuità all’azione governativa. Di fatti, un sistema talmente ingessato si reggeva soltanto per l’impossibilità dell’alternanza, sancita dalla conventio ad excludendum. Nella Seconda Repubblica è stata invece privilegiata la governabilità, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: una classe politica praticamente assediata dentro il Palazzo. La ricerca di nuovi strumenti di pressione e di rappresentanza (Forum, class action, social network), al di fuori dei circuiti politici tradizionali, è dovuta proprio allo scollamento evidente dei partiti dalla società. E il corto circuito esplode perché il sacrificio di quote di potere in nome della governabilità si rivela del tutto vano. Di fatti, a parte il Berlusconi del 2001-2006, dal 1994 ad oggi nessun presidente del Consiglio è rimasto in sella per l’intera legislatura.
La fine dell’ “era Berlusconi” porterà ad un rimescolamento profondo di idee, metodi di governo, contenitori politici, alleanze e, si spera, ad una maggiore tutela degli interessi generali rispetto a questioni più personali che politiche. Ad una classe politica che si auspica rinnovata, toccherà il compito di riuscire finalmente a conciliare le ragioni della governabilità con quelle della rappresentatività.