Fine settimana mediatico: del meglio e del peggio. Papa Francesco “Chi non vive per servire non serve per vivere”. E sul Massimo Giletti stile Pasdaran nell’Iraq anti-Isis: chi paga?

Creato il 21 settembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Giletti pasdaran sui generis

di Rina Brundu. “Bisogna servire persone non ideologie. Chi non vive per servire non serve per vivere” ha proclamato ieri il grande Papa Francesco a l’Avana (Cuba) davanti a mezzo milione di persone. Di fatto erano anni, forse decenni, che non si sentiva una dichiarazione mediatica così rivoluzionaria, così pregnante, così importante, così vera e che dovrebbe trovare applicazione in ogni momento lavorativo ma finanche ludico della nostra vita.

Naturalmente non stupisce che una tale affermazione sia stata fatta da questo pontefice argentino che ha trovato forza e coraggio sufficienti per rivoltare la chiesa cattolica come un calzino e non stupisce la valenza intrinseca della stessa dichiarazione. A stupire è piuttosto la sua carica “riempitiva”, laddove simili proclamazioni, sempre accortamente evitate dai nostri amministratori trendy, vanno a riempire i tanti “vuoti” (anche procurati dalla mancanza di vero commitment socio-politico), che caratterizzano i tempi che viviamo, finanche i loro contesti mediatici.

Passando quindi dal meglio al peggio della settimana mediatica, e a proposito dei suoi contesti, sovente “posticci”, come non menzionare qui il recente “exploit” giornalistico del rampante conduttore di Rai1 Massimo Giletti, che dimenticate le “epiche” battaglie televisive contro i Mario Capanna e i detentori di immeritati vitalizi italici, nonché gli speciali sanremesi allietati dalle ugole d’oro di prestigiosissimi gruppi musicali the likes of “Il Volo”, si è reinventato inviato speciale nelle zone irachene “infestate” da affiliati dell’Isis pentiti.

Il problema è che nel suo ruolo di “Guardiano della rivoluzione” conservatrice, reazionaria, borghese, conformista, oscurantista, del servizio pubblico televisivo italiano, dunque in stile Pasdaran sui-generis, l’ennesima trasformazione professionale di Massimo Giletti risulta davvero poco credibile. E poi una domanda: ma questi viaggi chi li paga? Giletti? Il suo manager? Il responsabile RAI o il contribuente tartassato? Se l’ultima opzione è quella giusta io rientro nella categoria e quindi dico che il biglietto iracheno andava senz’altro fatto, ma sola andata!