C’era un tempo in cui suonare heavy metal in Italia non era affatto scontato, i giovani dovevano lottare per inventarsi gli spazi in cui provare, suonare e soprattutto ritrovarsi: da quell’epoca provengono i Fingernails, formazione capitolina nata nel 1981 che, dopo quattro demo molto buoni, nel 1988 pubblicò il suo lp di debutto grazie a Cobra Records.
Questa ristampa esce per la concittadina Despise The Sun Records, etichetta inizialmente interessata al brutal e ora sempre più orientata verso le varie sfaccettature dell’old school. Lo stile del gruppo è un buon esempio un certo tipo di musica a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta: l’influenza principale sono i Motörhead (la line up stessa è un power trio), con quella voce e quei riff, la propensione ad andare veloci, ma con una vena blues molto più spiccata, che non può che rimandare al genio chitarristico di Jimi Hendrix (probabilmente l’inno di Mameli messo come intro dell’opener “Dirty Wheels” è un tributo a Star Spangled Banner di woodstock-iana memoria). Sia dai riff, sia dalla scelta di utilizzare una Fender Stratocaster, si evince come Maurizio “Angus” Bidoli (cantante, chitarrista e figura chiave all’interno della band) già all’epoca fosse profondamente influenzato dal sound del Mississipi, al quale si sarebbe dedicato durante gli anni Novanta, giunto al termine il capitolo Fingernails. Il basso in questo esordio è nelle mani di Chris Bianco dei Raff (altra band storica dell’underground romano) e alla batteria c’è Riccardo “Duracell” Lipparini (scomparso in un tragico incidente d’auto nel 1996). La registrazione è molto grezza, ma è quanto di meglio per renderli il più genuini possibile. Ci sono anche delle tracce live inedite, registrate tra il 1983 e il 1989, che danno l’idea di come in quegli anni le performance del trio fossero intense ed infuocate (e così sono tuttora). È superfluo aggiungere che questo disco è ormai un classico del metal italiano, uno dei lavori più belli e sinceri mai usciti dal nostro Paese. Basterebbe la sola “Heavy Metal Forces” per mettere le cose in chiaro, un vero e proprio anthem, che durante i loro concerti viene accolta dal pubblico con grande clamore. Canzoni come “Let Me Know Why”, “Crazy For Blowjobs” e “War Flames” sono un chiaro segnale di come, anche dalle nostre parti, l’heavy metal avesse delle ottime cartucce da sparare. A causa di diversi problemi nella formazione, i Fingernails si sciolsero troppo presto (nel 1990,) per ritornare gloriosamente a calcare i palchi di tutta Europa nel 2004.
Questo è un disco che non si può non conoscere e che da anni ci ricorda come, in una Roma ai tempi ancora non adatta a supportare il metal, ci fosse qualcuno che dava il massimo per far emergere un genere che in diverse parti del continente era già leggenda. I Fingernails sono i migliori rappresentanti dell’acciaio proveniente dalla Capitale, e sempre lo saranno. Visto che sono ancora in giro e suonano abbastanza spesso, se non li avete mai visti live, correte ad un loro concerto quando vi capiterà l’occasione.
Tracklist
01. Intro / Dirty Wheels
02. Heavy Metal Forces
03. Kill the Rich
04. Let Me Know Why
05. Crazy for Blow-Jobs
06. War Flames
07. Killed By My Hero
08. Total Destruction
09. Acid: Shadow of the Blade
10. Magic Lady Ass
11. Aids – live ’86
12. Crazy for Blow-Jobs – live ’88
13. Fuck and Delight – live ’88
14. Kill the Rich / I Saw the Pain, I Will Survive – live ’88
15. Bombe in Via Veneto / Oregon / Heroin Hell’n’Back – live ’86