Ma il sangue democristiano o neodemocristiano non mente. Casini e Fini, subodorata la discesa di Monti in campo (o se vogliamo utilizzare il termine “salita”, la salita in campo), subito si accodano, pronti a raccogliere gli improbabili frutti di questa iniziativa politica, basata peraltro su un modello programmatico – l’Agenda Monti – che se letto appena, indurrebbe chi ha un po’ di senno a fuggire via lontano il più possibile sia dal professore che dai suoi intenti.
Iniziative
Eppure, nonostante la ragionevole opportunità di tenersi lontani dall’abbraccio mortale di Monti, i due insistono quasi più per convincere se stessi che i loro sparuti seguaci, magari nella vana speranza di ottenere un risultato elettorale di tutto rispetto, laddove se arriveranno al 5% (in due) sarà già un miracolo. Mi chiedo infatti quale elettore abbia l’insano coraggio di votare un partito e un movimento che prima rinnegano le loro origini politiche e poi tentano, un giorno sì e l’altro pure, di offrirsi a quelli che ritengono il miglior offerente, facendo carta straccia della propria coerenza politica.
Purtroppo però l’istinto di sopravvivenza politica è più forte della ragione e della coerenza. Eccoli dunque Pierferdy e Gianfry accodarsi al professore, perché non sia mai che Monti riesca a prevalere su Bersani e Berlusconi. In tal caso, l’UDC e FLI (sempre che i futuristi non scompaiano prima) saranno pronti a raccogliere i frutti di questa “vittoria” e proclamare al mondo che loro sono i salvatori della Patria.
Ma quale patria? Se mai vincesse il professore e/o il PD, ovvero se non vincesse nessuno e Monti diventasse il Premier sostenuto dall’asse “centro-sinistra”, la patria italiana verrebbe definitivamente cancellata dalle carte geografiche, in nome e per conto dell’europeismo che sappiamo. A quel punto, l’Italia diventerebbe solo una terra a sud delle Alpi di cui fare man bassa e saccheggio. Naturalmente sempre in nome del popolo italiano.
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Nonostante questa speranza, Fini e Casini comunque oggi continuano a valere come il 2 di picche. Ma anche questa carta, a volte, nell’economia del mazzo, può avere la sua indubbia utilità. Soprattutto se serve a ingannare i giocatori sprovveduti. E questo Monti lo sa benissimo.