Purtuttavia restano, irrisolti, una serie di gravi problemi, i quali rendono difficile il raggiungimento degli scopi prefissi dalla riforma e mi sembrano giustificare ampiamente queste giornate di protesta degli studenti. Anche qui, un paio di esempi solamente. Nel momento in cui ci si propone di introdurre dei cambiamenti che avvicinino l’Università italiana a quelle europee e d’oltreoceano, bisogna essere consapevoli degli oneri economici da sopportare per sostenere ricerca, studio e insegnamento: coi tagli già realizzati e quelli alle viste nei prossimi anni, è verosimile pensare di rendere migliore e competitivo il sistema (il quale, ricordiamolo, parte già da una posizione di forte sottosviluppo)? Oppure, il destino dei ricercatori: non può essere lasciato in balia del caso e del mercato, ma vanno garantiti alcuni diritti di base. Prima di tutto, quanti si impegnano per anni nell’attività di ricerca, con questo aumentando la ricchezza culturale e tecnico-scientifica di tutto il paese, debbono ricevere uno stipendio dignitoso e i mezzi per realizzare le proprie intuizioni; in secondo luogo, quando lasciano l’Università la loro esperienza deve valere come credito formativo di alto livello per l’inserimento nel mondo del lavoro (altrimenti, continueremo a fabbricare precari ad alto grado di specializzazione e frustrazione).
Tags: gelmini, Politica, ricerca, riforma, universitàPost correlati
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