Non c'è alcun attore di rilievo infatti a dominare la scena (a parte la partecipazione di cinque minuti di Isabella Ragonese), ma solo giovani sconosciuti e talentuosi, che ben aderiscono alle parti che gli sono affidate al punto da dare, a tratti, l'impressione di essere veramente reali e facenti parte quindi di un documentario a tutti gli effetti. Reale però "Fino A Qui Tutto Bene" non lo è per niente, anzi, tolti suoi primi cinque minuti in cui finge di esserlo, è molto costruito e schedulato per non mancare gli appuntamenti prefissati ed arrivare in tempo al traguardo. La personalità, l'abilità e l'umorismo con cui Johnson però racconta le vite di questi cinque trentenni, alle prese con il loro primo bilancio personale, che segna il punto-fine all'età del cazzeggio e ne imposta uno nuovo di inizio-maturità, ha lo stesso gusto di quel conosciuto un po' dolce un po' amaro con cui si è già fatto i conti o si sta aspettando di farli nel breve.
Le cose stanno così, cosa dobbiamo fare? Vogliamo arrenderci?
Per i protagonisti della pellicola la risposta è: neanche per sogno. Nonostante le cose vanno e andranno sempre a testa in giù, la precarietà sarà ogni volta più sovrana e la nostra generazione inaffidabile per definizione, la forza di reagire, di fortificarsi e condividere insieme tutto questo pasticcio che ci assale, è e sarà all'infinito, una delle più straordinarie qualità di cui possiamo vantarci. Così, pur non conoscendo cosa ci riserverà il futuro e come noi saremo in grado di sopportarlo, vedendo i protagonisti di "Fino A Qui Tutto Bene" non demordere e lottare, separarsi e restare uniti, andare avanti e guardare indietro, ci fa sentire meglio per via di quella positività e speranza secondo la quale siamo tutti passeggeri facenti parte della stessa (piccola) barca.
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