Fiodor Ivanovich Tjutcev 1803-1873)

Da Paolo Statuti

Fiodor Ivanovich Tjutcev

Poesie di Fiodor Tjutčev, poeta e diplomatico, precursore dei simbolisti russi, tradotte da Paolo Statuti

Temporale di primavera
Amo il temporale all’inizio di maggio,
Quando il primo tuono di primavera,
Come folleggiando e giocando,
Rimbomba forte nell’atmosfera.

Ecco il primo spruzzo di pioggia.
Risuonano i novelli boati.
La pioggia è appesa come perle,
E il sole i fili ha indorati.

Dal monte scorre lesto il torrente,
Nel bosco non cessa il cinguettio,
Né il chiasso del bosco si attenua –
Tutto risponde ai tuoni in allegria.

Tu dirai: la frivola Ebe,
L’aquila di Giove nutrendo,
Una coppa di tuoni dal cielo,
Sulla terra ha versato, ridendo.

1828

Silentium

Taci e nascondi se puoi
I sentimenti e i sogni tuoi!
Che dal fondo del tuo cuore
Essi spuntino con splendore,
Come di notte le stelle:
Taci e ammirali come perle.
Come a un cuore ti puoi scoprire?
Come un altro ti può capire?
Capirà come vivi davvero?
Il pensiero detto non è più vero.
Scavando offuschi le fonti:
Cibati e il pensiero nascondi!
In te stesso vivi da solo!
Nell’animo hai tutto un mondo
Di occulti e incantati pensieri;
Li soffoca il chiasso esteriore,
La luce del giorno li acceca:
Ascolta il loro canto e taci.

1830

Sera autunnale

C’è nella luce delle sere autunnali
Un amorevole, misterioso addio…
Un sinistro bagliore, degli alberi le tinte.
Delle foglie porporine il lieve fruscio;
L’azzurro velato e silenzioso
Sulla terra orfana tristemente,
E, come presagio di vicine tempeste,
A volte un vento freddo e veemente;
Languore, spossatezza, e su tutto
Quel dolce sorriso dell’appassimento,
Che in un essere ragionevole si chiama
Il nobile pudore del patimento.

1830

* * *

Non disputare, non darti pena!..
Il folle cerca, lo stolto giudicherà;
Le pene del giorno cura col sonno,
E domani sarà quel che sarà.

Vivendo, sappi provare tutto:
Tristezza, gioia e oblio.
Cosa desiderare e piangere?
Il giorno è trascorso – grazie a Dio!

1850

* * *

Manda, o Signore, il tuo conforto
A chi non possiede niente,
E che nell’afa dell’estate
Si trascina sul selciato rovente.

Egli sospira dallo steccato
Guardando gli alberi frondosi,
E il fresco che non può godersi
Dei prati ameni e luminosi.

Non per lui l’ombra ospitale
Gli alberi hanno preparato,
Non per lui, come sbuffo di fumo,
La fontana ha zampillato.

Una grotta azzurra indistinta,
Invano il suo sguardo adesca,
E il pulviscolo della fontana
La sua testa non rinfresca.

Manda, o Signore, il tuo conforto
A chi nella vita non ha niente,
E che nell’afa dell’estate
Si trascina sul selciato rovente.

1850

L’ultimo amore

Oh, come al tramonto degli anni
Amiamo con superstizione!..
Brilla, brilla luce dell’addio
All’alba serale, all’ultimo amore!

Metà cielo già immerso nell’ombra,
Soltanto a ovest uno splendore –
Indugia, indugia giorno serale,
Dura, dura, o incanto d’amore!

Sminuisca il sangue nelle vene,
Ma al cuore resti la soavità…
Oh tu, tu ultimo amore!
Tu sei sconforto e felicità.

1853

* * *

Est in arundineis modulatio musica ripis

C’è una melodia nell’onde del mare,
Un’armonia negli elementi in lotta,
E scorre nelle canne ondeggianti
Un dolce fruscio musicale.

Un ordine immutabile vediamo,
La natura in piena consonanza, -
Solo nella nostra illusoria libertà
In discordia con essa noi viviamo.

Perché? Quando la discordia è nata?
Perché mai nel coro universale
L’anima non canta ciò che canta il mare,
E si lamenta la canna piegata?

1865

(C) by Paolo Statuti