L’addio di Stefano Cerioni ha colpito e stupito la scherma italiana, impreparata all’evento nonostante fosse al corrente dell’offerta dalla Russia per il ct. Così, per la sostituzione, la scelta è ricaduta su Andrea Cipressa, da otto anni capo delegazione per Mondiali, Europei e Olimpiadi, consigliere federale, ex vicepresidente e, soprattutto, maestro stimato e rispettato. Olimpiazzurra l’ha intervistato a due giorni dalla nomina.
Olimpiazzurra: Maestro Cipressa, si aspettava l’addio di Cerioni e la nomina a ct?
Andrea Cipressa: «Sinceramente la scelta di Stefano ci ha stupiti tutti. Sapevamo quanto era importante l’offerta della Russia, ma fino all’ultimo abbiamo sperato che lui scegliesse di restare, prendendo in considerazione anche fattori che non fossero quello economico. Comunque Cerioni sa certamente fare le sue valutazione e avrà preso quella che riteneva la scelta migliore per sé».
OA: Il suo nome, tra gli addetti ai lavori, era tra i candidati alla successione.
AC: «Sì. Diciamo che sostituire uno come Stefano Cerioni non era una cosa da fare in quattro e quattr’otto. Non ce la siamo sentita e ci siamo presi tempo fino al 14 gennaio. In mezzo però ci sono delle gare giovanili e un raduno, delle convocazioni da fare, degli allenamenti da seguire. Non si poteva restare senza ct».
OA: Quindi fino al 14 gennaio. Poi sarà impossibile vedere ancora lei alla guida?
AC: «No, non è affatto da escludere la possibilità che io venga confermato. Per me sarebbe un cambiamento piuttosto netto, perché finora avevo fatto una carriera politica dentro la federazione italiana e quella internazionale (è stato recentemente riconfermato presidente della commissione internazionale dei maestri, ndr). Così passerei a un ruolo tecnico. D’altra parte ho fatto tutto: atleta (è stato oro a squadre col fioretto a Los Angeles ’84 e argento mondiale individuale), consigliere, vicepresidente, capo delegazione. Si può dire che mi mancano solo la carica di ct e quella di presidente (ride, ndr)».
OA: Insomma, il fioretto va avanti anche senza Cerioni.
AC: «Siamo la federazione italiana, non possiamo pensare che se va via Cerioni chiudiamo tutto e smettiamo di vincere. Stefano ha fatto un lavoro straordinario e gli hanno offerto di guidare una McLaren, ma è accaduto perché la Federscherma gli aveva messo in mano una Ferrari. Abbiamo degli atleti fortissimi e continueremo a vincere».
OA: Tante certezze e qualche speranza. Lei, da maestro e padre, ne conosce molto bene una: Erica Cipressa, 16 anni, da tutti indicata come una grande realtà del futuro del fioretto.
«Abbiamo una batteria di giovani di sicuro avvenire. Erica è una di questi, non l’unica. Domenica 16 dicembre è arrivata sesta alla prima prova Open di Ravenna, eliminata da Arianna Errigo, in un assalto che non poteva e non doveva vincere. Se fosse accaduto mi sarei preoccupato e sarei andato a chiedere spiegazioni ad Arianna. A parte gli scherzi, facciamo un grande lavoro con i giovani, e lo dico con orgoglio».
OA: Questo è il segreto della scherma italiana?
AC: «Me lo chiedono spesso, quando vado in giro per convegni. Sì, il segreto sono i giovani e l’attenzione che noi gli diamo. Li seguiamo fin dalle prime gare, fin dal Gran premio giovanissimi, e cerchiamo di crescerli. Abbiamo ottimi maestri in Italia. I campioni di oggi non sono nati così, sono il frutto di una crescita e di un percorso in cui sono accompagnati dalla Federazione».
OA: L’unico peccato è che a Rio è quasi certa l’esclusione del fioretto femminile a squadre, e ci sarà posto solo per due atlete.
AC: «Sì, questo è un gran dispiacere, ma abbiamo anche una speranza. Sono di recente tornato dalla riunione della Federazione internazionale a Mosca, e lì è emerso un nuovo orientamento del Cio, verso il ripristino delle 12 prove nella scherma, senza esclusione di alcuna gara a squadre. È merito del grande successo di pubblico che abbiamo avuto a Londra, sia sul posto che coi dati d’ascolto. Ed è anche la conseguenza di un’evoluzione della scherma in quei Paesi una volta periferici. A Londra abbiamo avuto la prima medaglia africana (Abouelkassem, egiziano argento nel fioretto, ndr), il primo oro per un venezuelano (Limardo nella spada, ndr). Tutto questo il Cio l’ha notato, e c’è spazio per sperare».
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