Firenze, la mostra con Chagall…

Da Arthur

La Crocifissione bianca di Chagall

Se non fosse al tempo stesso ridicola e farsesca la cosa, potrei dire tranquillamente che mi veniva da ridere leggendo oggi su Repubblica la notizia con un titolo alquanto eloquente “Firenze, la mostra con Chagall e Van Gogh vietata ai bambini della scuola: “Urta i non cattolici”. Ma non è così, purtroppo, proprio perché da ridere c’è ben poco, se si considera che a volte la voglia di protagonismo mista a ignoranza ha degli effetti devastanti.

E veniamo alla cronaca.

La Crocifissione bianca di Chagall, il quadro preferito da Papa Francesco che per l’occasione della sua visita a Firenze era stato spostato da Palazzo Strozzi al Battistero, non potrà essere visitato dagli alunni della terza elementare della scuola Matteotti del capoluogo toscano. E così neanche la Pietà di Van Gogh, la Crocifissione di Guttuso, l’Angelus di Millet e le altre cento opere della mostra Divina Bellezza. Ai bambini dell’istituto così non sarebbe concesso di conoscere le sculture di Fontana, ma anche i quadri di Munch, Picasso, Matisse che, nell’esposizione fiorentina, riflettono sul rapporto tra arte e sacro avendo come filo conduttore proprio il tema della religione.

La gita per gli alunni del Matteotti è vietata. Il motivo? La visita è stata annullata per tutte le terze per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche visto il tema religioso della mostra” (dall’articolo di Gerardo Adinolfi e Valeria Strambi su Repubblica del 12 novembre 2015 )

A dire il vero la notizia si commenta da sola, ma una domanda voglio pormela: come si fa nell’epoca in cui viviamo a concepire l’idea che il sacro nell’arte, possa essere confuso con il profano, come se un’opera d’arte rappresentasse solamente un’icona religiosa e non piuttosto un percorso con il quale convivere, perché parte delle nostre radici culturali e in quanto tale, un motivo per crescere soprattutto per le nuove generazioni che spesso confondono, per mancanza di giusta informazione, il bello dello stereotipo usa e getta, con il bello eterno delle opere d’arte universalmente riconosciute, scolpite o dipinte da grandi artisti.

Oggi sembra ci sia il gusto della polemica a tutti i costi, qualsiasi sia l’argomento, ma perché prendersela con l’arte? Ad un bambino la conoscenza non può che fargli bene, qualunque sia la sua origine o formazione religiosa e un genitore dovrebbe essere orgoglioso se è il protagonista di questa scelta.

O sbaglio?