Fischia tu che fischio anch’io

Creato il 09 settembre 2010 da Paz83

Un tempo, nel mondo dello spettacolo, chi saliva su di un palco sapeva che, in caso di mancata conquista del pubblico, vi era la possibilità di fischi o, nel caso peggiore, di trasformarsi in una grande insalatona mista, di quelle che oggi vanno tanto di moda. Oggi, chi fa politica dovrebbe tenere conto di una simile possibilità, a maggior ragione se su di un palco ci si sale con alle spalle parole e azioni che hanno lasciato un segno nel dibattito, e non solo, del paese. In teoria dovrebbe esserci differenza tra politico e teatrante (senza voler essere offensivi per questo paragone nei confronti del teatrante a cui vanno tutti i miei rispetti), dovrebbe, se non fosse che negli ultimi venti anni il lavoro operato per assottigliare questo confine è stato molto intenso. In campo doveva essere schierato il politicamente corretto, il rispetto per l’avversario, il suo diritto ad esprimersi diversamente dalla nostra opinione, in virtù di quel principio democratico a cui tutti però si rifanno solo quando è il loro momento; dovevano esserci appunto, peccato che proprio loro, quelli che salgono sul palco pronti all’orazione politichese di turno siano i primi a circumnavigare abilmente queste convenzioni (e non solo, ed è qui che poi scatta lo scazzo) a proprio piacimento. Con questo non voglio giustificare determinate azioni atte a interrompere l’esercizio democratico della libera espressione, ne tanto meno il lancio di oggettistica varia pescata tra souvenir vacanzieri(vedi alla voce riproduzioni di monumenti) o attrezzatura da stadio (azioni queste, portate avanti sempre da gente che ha il cervello intaccato da guano di piccione) , sia ben chiaro. A mio parere la contestazione, non violenta, ci sta, meglio se dopo l’intervento, giusto per renderle almeno un alibi di qualche tipo. Ma non si provi ad intraprendere una caccia alle streghe quando i primi ad esercitare la “magia oscura” sono proprio i signori oratori politichesi che salgono sul palco e che delle “convenzioni democratiche” se ne sono sempre infischiati altamente.


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