Ci sono dei posti che sanno sorprendere anche quando si crede di aver visto tutto. Ci sono strade che portano in dei luoghi sconosciuti, le stesse strade che ho percorso in bicicletta tutti i giorni da bambina, quando ogni chilometro in più aveva il sapore della conquista di una crescente libertà.
Ed ero convinta di conoscere ogni curva, ogni albero, ogni campo di questa terra che, per il cuore di un’adolescente che sognava la grande città, non suscitava alcun interesse o sensazione, se non quella di voler crescere in fretta per poter andare via.
Invece mi sbagliavo. Davo per scontate troppe cose. Davo per scontato di aver scoperto già tutto. Viaggiare e, soprattutto, vivere altrove mi hanno regalato una sensibilità che non avevo prima: è come se avessi aperto gli occhi all’improvviso e mi fossi ritrovata in un posto che ha il calore di casa, ma che è completamente nuovo.
Mi sono resa conto che parte della bellezza che lontano da qui mi stupiva, in realtà ce l’ho a portata di mano, in questa terra che ha il sapore del mare, di storia antica e moderna, di laghi salati e di borghi medievali e tanti altri angoli nascosti poco distanti da quelle strade che percorrevo tutti i giorni in bicicletta.
Il Fiume Cavata e l’ambiente circostante è una di queste bellezze ed io ho avuto il piacere di scoprirla dalla miglior prospettiva che si possa avere: in navigazione. Il Cavata è una via d’acqua, alimentata da sorgenti di acqua purissima che scorga ad una temperatura costante di 12 gradi, che nasce ai piedi di Sermoneta, dove sorgeva l’omonimo porto, e giunge fino al Foro Appio, punto in cui si congiunge al canale Linea arrivando fino a Terracina, lungo la Via Appia. Fino agli anni 50, il fiume veniva utilizzato per il trasporto delle merci destinate al mercato di Terracina e come strada alternativa verso il sud pontino.
Interrotto l’utilizzo per scopi commerciali, il Fiume è quasi caduto nell’oblio, cancellato dalla memoria dei più, ma non di tutti: fortunatamente c’è chi questi luoghi li conosce bene e ha voluto riportare alla luce e far riscoprire questo angolo naturale, dove acqua e vegetazione si fondono in un quadro dalla bellezza semplice e armonica.
E’ stato, infatti, grazie all’impegno dell’A.C. Cavata Flumen che abbiamo potuto percorrere in canoa il Cavata, passando 3 ore tra divertimento e stupore in una domenica settembrina baciata dal sole, augurandoci di tornare presto per poter vedere realizzato il sogno di un Parco Naturale.
Il 10 settembre 2014 nei giornali locali dell’Agro Pontino abbiamo letto: “Il Comune di Sermoneta chiede alla Regione Lazio di riconoscere l’area della torre di Monticchio e delle sorgenti come “Monumento naturale”, inteso come habitat o ambiente di limitata estensione che presenti caratteristiche di rilevante interesse naturalistico e/o scientifico. Un atto necessario per poter affidare alla Regione la tutela di uno dei simboli di Sermoneta, attualmente di proprietà privata, inserendola nell’elenco dell’Agenzia Regionale Parchi “. Questo progetto è reso possibile grazie all’impegno di tutti coloro che per molti anni si sono dedicati alla cura ed alla tutela di questo ecosistema acquatico, preservandolo dal degrado e dalla devastazione progressiva iniziata negli anni venti del secolo passato con la bonifica delle paludi pontine. L’associazione culturale Cavata Flumen, con i pochi mezzi di cui dispone e con i volontari che vi operano, ha garantito fino ad oggi l’accesso in questi luoghi di incantevole bellezza a tutti coloro che, amanti della Natura, ne hanno fatto richiesta. Il nostro sogno ha “contagiato” molte persone, comprese quelle della Pubblica Amministrazione che adesso stanno cercando insieme a noi di realizzare questo ambizioso progetto. La presenza e la testimonianza dei molti visitatori, che hanno partecipato soddisfatti alle nostre escursioni, è il fondamento su cui si baserà tutta l’impresa che vogliamo realizzare. Nel parco naturale di Monticchio potremo quindi: navigare in canoa, od a vela, permettendo il passaggio attraverso tutti i percorsi fluviali che conducono alle numerose sorgenti ivi presenti, andare in bicicletta a piedi od a cavallo, bagnarsi nelle acque sulfuree, osservare la flora e la fauna ancora ricche di biodiversità, godere delle testimonianze di storia e di cultura del passato (come ad esempio il rudere della Macchina dell’Acqua in fase di “restauro visivo”).
Gaetano, AC Cavata Flumen