Si è tenuta ieri mattina a Firenze la conferenza stampa di Song Kang-Ho, uno degli attori più famosi in Corea del Sud e star assoluta del cinema asiatico, a cui viene dedicata in questi giorni da parte del Korea Film Fest la prima retrospettiva europea dei suoi film.
L’attore in questo periodo sta girando a Praga il suo primo film realizzato in Europa, ma di produzione americana. Una delle prime domande riguarda proprio questo nuovo progetto di Bong Joon-ho, Snowpiercer, dove Song recita accanto ad attori come Jamie Bell, Chris Evans e Tilda Swinton. C’è grande attesa e una certa curiosità da parte dei media per questa prima produzione hollywoodiana di Bong. L’attore annuncia la trama: il film racconta di un treno, dove i vagoni rispecchiano la nostra società e i cui viaggiatori sono quindi suddivisi per classi sociali, in viaggio in un mondo futuro ricoperto da neve e ghiaccio. Ci tiene a far sapere d’essere molto felice e onorato di lavorare con un’attrice del calibro di Tilda Swinton.
Scherza spesso e volentieri durante la conferenza stampa, ironizzando su se stesso quando dice che i registi coreani non amano dirigere gli attori belli, e grazie a ciò di aver avuto la fortuna d’interpretare tante pellicole importanti. Song confessa di preferire ruoli con risvolti drammatici e di sentirsi molto vicino al personaggio dell’impiegato di banca che la sera si cimenta come lottatore di wrestling, interpretato in The Foul King, proiettato ieri sera al festival nell’ambito della retrospettiva. Afferma che ognuno di noi è oppresso dalla società moderna, e che abbiamo bisogno di sfogare le nostre frustrazioni ed evadere, a volte, dalla realtà quotidiana, proprio come fa il protagonista del film attraverso la lotta sul ring.
A proposito del film Il Buono, il Matto, il Cattivo, rivisitazione in salsa coreana dello spaghetti western di Sergio Leone, ci dice che inizialmente era un po’ intimorito dal regista Kim Jee-woon, famoso per il suo grande virtuosismo tecnico, che pretende sempre cose nuove e non finisce mai di stupire i suoi attori; la lavorazione del film è stata invece molto interessante e stimolante per Song che, a differenza degli altri due protagonisti, interpreta, a suo dire, un ruolo che si avvicina più alla cultura coreana che a quella occidentale.
A chi gli chiede come mai abbia inizialmente rifiutato alcuni copioni per il cinema, quando era ancora un attore teatrale, risponde che in Corea, fino ad una ventina d’anni fa, gli interpreti di matrice teatrale erano molto orgogliosi di questa loro provenienza e di conseguenza restii a passare al mezzo cinematografico.
Personalmente mi sono tolto una piccola curiosità, domandando a Song come mai abbia lavorato con i più grandi cineasti coreani ad eccezione di Kim Ki-duk. La sua risposta scherzosa è stata che Kim lavora troppo velocemente e a causa di ciò non ha mai fatto in tempo a collaborare con lui, ma spera vivamente di poterci lavorare in futuro.
Stasera l’attore coreano sarà presente al cinema Odeon alla proiezione del film The Show must go on, uno dei suoi preferiti tra quelli che ha interpretato, dove recita la parte di un piccolo gangster alle prese coi problemi quotidiani. Song incontrerà il pubblico prima della proiezione e al termine del film ritirerà il premio alla carriera della decima edizione del Florence Korea Film Fest.
Boris Schumacher