Nello studio di “Che tempo che fa” si incontrano le tinte di Francisco Goya, con la rub
Un’artista che fa da ponte fra il neoclassicismo e il nascente romanticismo, è un dipingere con la libertà del poeta che insegue i moti del sentire. Non lasciandosi condizionare dagli schemi neoclassici, perfezionisti della sua epoca.
Una personalità complessa, non semplice da definire come le sue opere, è stato un uomo di corte, interprete di una società ed un modo di vivere gaio ed elegante, ma anche preda della solitudine, della propria sordità e dei propri fantasmi.
Ossessionato dall’incubo di una realtà senza suoni, avvenimento che influirà profondamente sul suo carattere e sulla sua pittura, in cui appariranno sempre più frequentemente accenti drammatici, materializzazioni di incubi e tensioni. Eppure non ha mai smesso di credere nella ragione e nell’uomo malgrado l’abbia maltrattato e deriso mettendone in evidenza gli aspetti più grotteschi e brutali, più oscuri e infami.
Uomini che divenatno burattini disarticolati come nel “Manichino di paglia” o mostri come nell’incisione della scena del “Il sonno della ragione che
Goya invita ad una riflessione sulla realtà dei suoi tempi, dilaniati non solo dalla violenza della guerra, ma anche da fenomeni di violenze su donne e bambini, da fenomeni di corruzione, da episodi di intolleranza.
Ci sono artisti che lasciano un segno indelebile negli occhi di chi ammira stupefatto le loro opere e coglie in esse messaggi universali quali: il potere, la sopraffazione, la violenza, la morte. Francisco Goya è un artista che scuote le menti, le coscienze, la ragione; che induce a riflettere, a capire, a comparare.
Un artista che risulta essere molto attuale perché con la sua pittura ci ha lasciato un monito per la sua Spagna in fattispecie, ma anche per tutti i Paesi che lasciandosi sommergere dai vizi e da inique irresponsabilità di governo rischiano di naufragare trascinando nella catastrofe anche tutto ciò che di sano ancora esiste.