Schick aveva visto la nascita della stazione ferroviaria, l’ampliamento dei binari, e per anni osservò la flora che spontaneamente tornava a riprendersi parte del terreno sottratto a boscaglie e campagna. Prendeva appunti e disegnava le piante, pur avendo un tratto rigido e poco aggraziato, riproduceva fedelmente i tratti botanici salienti delle piante “pilota”, e delle altre spontanee.
Il suo testo, preso sic est, non è poi diverso da molti libri sull’argomento, Schick era ben lontano anche dall’immaginare che la flora spontanea, per di più “ferroviaria”, quindi in qualche modo “pilota” e “vagabonda”, sarebbe stata di lì a qualche decennio, al centro delle attenzioni mondiali.
Negli anni ’80 un libro sulle piante colonizzatrici doveva apparire un testo ben strano e gradito solo al botanico o all’appassionato.
Ora invece non si parla d’altro, perciò quanto scritto da Schick potrà risultare già noto a molti.
Detto questo, bisogna dire altro: questo libro non è un “libro”, è una scatola magica.
E’ un progetto di ripubblicazione, curato nei minimi dettagli, su cui è stato speso tempo, investito del danaro e soprattutto conoscenza e passione.
Qui ci sono competenze elevatissime, che fanno del libro non solo un omaggio al suo autore e al suo scritto, ma tracciano anche un sottotesto gradevole in sè, e realizzano un prodotto editoriale di fattura decisamente superiore allo standard usuale.
Penso che questo sia dovuto al fatto che le Edizioni Florette abbiano pubblicato solo questo testo. Perlomeno io non sono riuscita a trovarne altri in rete. Ad ogni modo il volume non ha l’ISBN, il che significa che la casa editrice ha pubblicato per il desiderio di riportare alla luce un vecchio libro.
Il libro è un susseguirsi di piaceri: dalla copertina in cartone grigio, con una grafica molto bella per titolo e nome dell’autore, azzeccata la bandella (di cui faremo sapere ad Alberto Forni), la scelta molto raffinata dei font e dei colori (in pratica bianco, grigio, rosso e nero), l’inserto illustrato in carta lucida, una mappa, e un indice che è un piacere scorrere.
Mi è piaciuta moltissimo, e mi ha commossa, la prefazione di Graziano Papa sulla figura di Schick, che sembra emergere dalle pagine con forza narrativa. Accurata, più scientifica l’introduzione e la revisione del testo, specie per la nomenclatura botanica, di Nicola Schoenenberger. Accettabile la poesia finale di Fabio Pusterla.
Hanno curato l’edizione Simonetta Candolfi e Nicoletta De Carli, che hanno anche supervisionato la distribuzione. In effetti ho fatto molta fatica ad avere questo volume, ma ho ricevuto insieme al libro anche un simpatico biglietto di ringraziamento.
Ehi, sapete, il rapporto umano si sta perdendo, quando assieme al libro ricevi due parole scritte a penna, sai che c’è un umano come te, dietro, ti riconforta. Sono cose importanti.
Il libro è molto curato nei dettagli, dalla pressione dell’incisione dei caratteri, fino alla riga di piegatura vicino al dorso, la scansione delle pagine attraverso delle “bianche” di colore rosso.
Gradevole nelle dimensioni, comodo da tenere in mano, caratteri agevoli per la lettura.
In quarta di copertina la foto su carta lucida contrasta fortemente con l’opaco del fondo grigio.
Senza ricorrere a materiali pregiati o a stranezze tipografiche, un volume che si lascia prendere come fosse un taccuino, per poi scoprire che le annotazioni e i disegni sono già tutti dentro.
Scatola magica con sorpresa.
Archiviato in:Libri Tagged: chiasso, credito svizzero di chiasso, edizioni florette, Ernesto Schick, fabio pusterla, flora ferroviaria, graziano papa, nicola schoenenberger, nicoletta de carli, piante ferrovia, piante pilota, piante vagabonde, piante viaggiatrici, raildroad plants, simonetta candolfi, stazione di chiasso, wild flora of chiasso railway, wild plants of chiasso