Al primo convegno organizzato dalla giovane associazione degli operatori radio televisivi, anche il viceministro Antonio Catricalà che ha approfittato dell'occasione per annunciare per la prossima settimana la pubblicazione del bando per l'asta per le frequenze tv, in dirittura d'arrivo dopo alcune modifiche chieste dall'Ue. È la fase finale di un lungo iter, passato attraverso l'abolizione del contestatissimo beauty contest e il varo delle regole Agcom che hanno escluso «big» come Rai, Mediaset e Telecom. Esclusione che è alla base dei dubbi dello stesso Catricalà sulla riuscita dell'asta: «L'ideale sarebbe avere molta partecipazione, anche se la situazione del mercato attualmente non è favorevole».
I grandi broadcaster, più che all'acquisto di nuovi spazi trasmissivi, sembrano concentrati sulla difesa dei propri contenuti. Servono nuove regole - è il messaggio che lanciano -, sulla linea di quelle recentemente varate dall'Agcom con il regolamento sul copyright, serve promuovere l'educazione degli utenti e serve che l'industria faccia la sua parte. Per dirla con il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, occorre favorire un'offerta legale a basso prezzo, come quella che con Spotify e simili ha consentito alla musica di registrare nel 2013 dati positivi dopo molti anni. Occorre ad esempio ridurre le finestre per la distribuzione dei film, togliendo una delle giustificazioni che usa chi scarica illegalmente i contenuti. E ben un terzo degli studenti italiani pensa che la pirateria non provochi alcun danno. «In Italia - ha spiegato il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis - il tasso di pirateria è del 48% contro una media europea del 33% ed una mondiale del 45%». Nel mirino finiscono i motori di ricerca e Google in particolare, che veicolano buona parte di quei contenuti illegali e - ha aggiunto De Laurentiis - «non hanno fatto abbastanza per eliminare i file pirata dalle indicizzazioni». «Io - gli ha fatto eco Confalonieri - rimpiango la pirateria dei guappi napoletani, perchè ora abbiamo signori che non pagano nulla, impiegano pochissima gente e ci prendono in giro. Noi abbiamo una marea di regole e di là, su Internet, non c'è nulla».
Anche il presidente Rai, Anna Maria Tarantola, ha chiesto interventi a tutela del copyright, sottolineando che «sarebbe necessario un quadro organico di regole più ampio». Una linea condivisa da Cardani che, pur difendendo il regolamento sul copyright come «una sintesi equilibrata degli interessi in gioco», ha precisato che il provvedimento, a dispetto delle accuse di parlamentari e non solo, «non ha compromesso la possibilità del Parlamento di svolgere la sua azione legislativa». Anche per il presidente Antitrust, Giovanni Pitruzzella, il regolamento «rappresenta un sicuro passo avanti», pur nascondendo rischi per la concorrenza nelle possibili intese tra gli operatori chiamati a far parte del Comitato per la tutela delle opere digitali previsto dal testo. «La marginalità decrescente del mercato tv negli ultimi anni - ha sostenuto Eric Gerritsen di Sky Italia - dimostra che bisogna guardare sempre più ad un mercato unico dove competono tutti gli operatori, incluso il mondo Ott. Ben venga quindi la regolamentazione del copyright, perchè tutela del contenuto e centralità del cliente sono i due pilastri su cui costruire crescita e valore».