E in effetti in ottobre la raccolta pubblicitaria è cresciuta "oltre il 2%" rispetto allo stesso mese del 2014, con il quarto trimestre che nel complesso dovrebbe aumentare "a una cifra". Non è poco in un mercato che ancora fatica a uscire dalla crisi, ma alcuni numeri in Italia rimangono pesanti per il gruppo. Il risultato prima degli oneri finanziari (Ebit) nei primi nove mesi è infatti sceso a 83 milioni rispetto ai 107 milioni del 2014: in Italia è negativo per 47 milioni rispetto al dato positivo di 23 milioni dell'anno scorso, mentre in Spagna cresce a 131 milioni rispetto agli 84 milioni precedenti. In particolare, mentre scendono le spese per il personale, sono in aumento i costi operativi (da 699 a 769 milioni) e l'ammortamento dei diritti televisivi (da 538 a 558 milioni).
E qui potrebbe pesare l'investimento da circa 630 milioni in 3 anni per la Champions league su Premium, i cui ricavi nei primi 9 mesi dell'anno sono arrivati a quota 406 milioni contro i 402 dello stesso periodo 2014 quando l'esclusiva per la principale competizione calcistica europea non c'era: gli abbonati sono comunque vicini a quota 1,9 milioni con la conferma dell'obiettivo di 200mila sottoscrittori per fine anno. "I diritti esclusivi Champions si sono confermati un 'game changer': in un mercato pay tv che nei principali Paesi europei quali Gran Bretgana, Germania e Francia è sostanzialmente fermo o mostra crescite bassissime", con Premium che conferma le sue 'guidance', commenta il direttore finanziario del Biscione, Marco Giordani. Che guarda con favore anche a un altro dato: l'indebitamento finanziario di gruppo si è ridotto (con Mediaset Espana che dispone di cassa per 205 milioni) dagli 861 milioni di fine 2014 agli 802 del 30 settembre.