Il meccanismo messo a punto dallo staff di Giacomelli è parametrato alla capacità di spesa delle famiglie, e non al reddito, e - nelle intenzioni del governo - dovrebbe rendere la tassa meno impopolare: l'importo annuo sarà dunque variabile e ridotto di alcune decine di euro in media rispetto ai 113,50 euro attuali. Il provvedimento, con il quale verrebbe modificato il finanziamento alle tv locali, concesso non più agli operatori di rete ma alle emittenti che producono i contenuti, potrebbe contenere anche nuove norme per i contributi all'editoria, alle quali sta lavorando il sottosegretario con delega al settore, Luca Lotti.
Tv pubblica, reti locali e giornali andrebbero così ad attingere ad un unico fondo, una sorta di fondo per il servizio pubblico, finanziato anche con i contributi annuali pagati per l'uso delle frequenze. Per questo il governo è intenzionato a bloccare (con una norma nel 'decreto tv' o con un emendamento ad un altro provvedimento) gli effetti del provvedimento dell'Agcom che ha modificato i criteri per la determinazione degli importi, riducendo quelli a carico di Rai e Mediaset e nel complesso il gettito per lo Stato. In Rai si guarda con interesse, ma anche preoccupazione, alle mosse del governo, in attesa del disegno di legge che dovrebbe modificare la governance, creando un modello simile alla Bbc con un consiglio di sorveglianza di nomina istituzionale che indicherebbe amministratore delegato e cda. La riforma dovrebbe arrivare entro la scadenza dell'attuale vertice, la prossima primavera, per consentire il rinnovo con il nuovo sistema.
Prima di allora il dg Luigi Gubitosi conta di portare a termine la riforma dell'informazione, con la creazione di due newsroom, e la quotazione di RaiWay. L'operazione è oggi tornata all'esame del cda con l'obiettivo, non scontato, di concluderla entro fine anno e raddrizzare così i conti aziendali. La gestione 2014 appare, infatti, destinata a chiudersi in rosso a causa - come rileva Viale Mazzini - del taglio di 150 milioni dei ricavi da canone deciso dal governo. La semestrale, approvata all'unanimità, ha registrato una perdita di 77,9 milioni di euro. Senza l'intervento dell'esecutivo i risultati sarebbero stati in linea con il 2013.