Foffo, Marco, Luca e noi.

Creato il 23 marzo 2016 da Abattoir

“Orrore in un appartamento alla periferia di Roma!”
“Brutale omicidio (trenta i colpi inferti alla vittima)!”

Brutale”, subito seguito dall’onomatopeico “agghiacciante”, mi sembra la parola dell’anno. A latere “trucidato”, “sevizie” e “sesso estremo” (che mi pare l’erede meno raffinato del Bunga-Bunga); “mattanza” invece i giornali lo usano con più parsimonia, le cose giuste. Tipo per dare il colpo finale.
Il contorno sono le solite storie di avvocato, movente, arma del delitto, Foffo-padre, Foffo-figlio e controFoffo.
E inoltre “rum e cocaina”: un “coca party” di 48 ore X 1000 euro di droga; forse 1800.  1 8 0 0  E U R O  d i  C O C A I N A !  Un festino che andava avanti da due giorni. “Ragazzi modello”, insomma. Tant’è che la colpa è dello sballo.
Su questa, penso a Vasco che canta Coca-cola e poi al “volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa”. Come quelli che tiravano i macigni dai cavalcavia della A29 per noia. Penso che siamo nel “Far West mondiale”, con in più i casting per selezionare vittime & “coppie diaboliche” del momento, mentre gli spettatori si prendono a sprangate sul web per stabilire se siano “assassini nati” o meno. “La coppia poi si addormenta sul cadavere”: sì, saranno proprio assassini nati! 
A un certo punto, la sfilza dei Morelli da salotto-tv farà anche il fighissimo “Criminal profiling” e dirà – come già qualche giornalettaio – che “il movente di un crimine orribile va cercato più nella psiche che nelle vite dei due giovani”. Magari qualcuno parlerà di disregolazione emotiva, di rabbia repressa, di padri squagliati e di Edipi irrisolti, di antisocialità criminale, di perversioni sessuali,… Insomma: di problematiche individuali. In seconda battuta uscirà pure un’apertura al sociale, tipo “la colpa è dei gay”, e caput! E difatti il Foffo-padre di marmo da Brunetto Vespa spara a zero sulla croce rossa dei gay: come un abile politicante, assicura le catastrofi della sua stirpe dietro categorie “pederastiche” “anti-normalità”.
Le categorie preconfezionate, però, servono a ripulire, ad occultare ciò che dovremmo guardare. Ma siccome i tweet su questioni di segreti ci vedono bene, ci mettono il carico: “Vergogna Foffo! Hai un figlio assassino, cocainomane e fallito e tu sei dispiaciuto per l’orientamento sessuale”. “Cos’è l’orrore?”, chiede qualcun altro; “un padre che si vergogna dell’orientamento sessuale del figlio e non che sia un assassino”.
Penso all’ultraviolenza di “Arancia Meccanica” fatta realtà e a “La grande bellezza” fallita con Servillo che passeggia apatico per il centro di Roma dopo un’insoddisfacente notte di sesso e alcool. Penso all’”Era farmaco-pornografica” di Preciado e a “La banalità del male” della Arendt: banale solo perché non la sappiamo pensare.
“Questo è il banco di prova per la nostra società”, urlano i social.
Già… .

Lo so che a questo punto vi sareste aspettati “l’identikit del mostro”! Sono una psicologa atipica forse, ma mi stanno insegnando a guardare un pochino diversamente alle cose.
Perché il fatto semplice è che noi non sappiamo niente di queste due persone. E nemmanco del padre. Che poi due tizi simili, dopo che li collochi o non li collochi in una categoria, …cosa hai risolto? Cosa è cambiato? Non c’è un Varani-Lazarus, come non sono risorti il piccolo Samuele e Pasolini.

Quello che ci serve è capire cosa succede e cosa è successo A NOI: cosa succede a noi nel momento in cui scopriamo che a Roma-caput-mundi capita questo? Che scenario mentale apre per noi sapere questa cosa qui? Che risonanza ha su di noi, sui nostri anziani e sui nostri bambini un caso simile?
Troppo semplice banalizzare col sangue, con la morte voyeristica che collochiamo lontano da noi mentre anche in Vucciria uno e due si scannano a legnate e prima o poi ci scappa il morto. A noi serve aprire un pensiero e un ascolto su quello che succede. Qui, lì e a noi stessi.
Al mondo si deve poter ragionare su cosa produciamo; ad esempio sulla cocaina. Sì. SULLA COCAINA. E bisogna ragionarci da un punto di vista socio-politico: perché la cocaina? A chi e a cosa serve? Perché ci spaventa meno dell’eroina? L’eroinomane crepava da povero stronzo in solitudine in un angolo buio e pisciato dai cani, depresso, viola di buchi e di null’altro. Qui invece c’è l’altro. E cosa c’è? Ce lo chiediamo abbastanza? Che cosa soddisfa la cocaina? Che effetti fanno 1.800,00 euro di cocaina alla mente? Perché la rappresentazione sociale della strisciolina “di cocco” non produce pubblicità spaventose come quelle degli anni ’90? Forse perché “il cocco” non ti lascia addosso l’AIZ? O perché è roba da ricchi e se ce la prendiamo siamo un po’ ricchi e felici pure noi? O perché di coca-party non si muove? …A Luca Varani non gli pare… .

Stringendo stringendo, il fatto evidente è che ci sono forti responsabilità sociali.
Foffo, Marco e Luca ci riguardano come persone e come cittadini. Penso che abbiamo la responsabilità sociale di un mondo in cui un evento, una rabbia, un’infelicità o un’omosessualità prendono quella forma lì: nuda, gola tagliata per non urlare, oltre 30 coltellate+martellate e il tutto dietro promessa di pagamento in cambio di culo.
Lì dove qualcuno pensa che la vita di qualcun Altro non abbia valore. Lì dove i patron delle tv & colui che verrà ricordato come “l’uomo dei porri & dei plastici” faranno valanghe di piccioli sui cadaveri.

E’ questo che deve renderci precari, impauriti e terrorizzati. Non “la crisi”.