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FOGGIA -Assolto in appello a Bari il figlio di boss foggiano

Creato il 24 febbraio 2013 da Daunianews

FOGGIA -Assolto in appello a Bari il figlio di boss foggiano Ribaltata in corte d’appello a Bari la sentenza di condanna a 16 mesi di reclusione di Francesco Sinesi, 28 anni, foggiano, presunto mafioso figlio del capo-clan Roberto, inflitta in primo grado per violazione della sorveglianza speciale per le frequentazioni con pregiudicati e per aver commesso il reato d’interferenza illecita nella vita privata, piazzando telecamere nel portone dello stabile dove abita, stando all’accusa originaria che non ha retto al vaglio dei giudici di secondo grado.

La corte d’appello di Bari ha infatti assolto e scarcerato l’imputato che per questa vicenda fu arrestato 13 mesi fa, e da qualche mese era agli arresti domiciliari: Francesco Sinesi resta comunque detenuto sempre agli arresti domiciliari per l’inchiesta «Big bang», dov’è stato condannato in primo e secondo grado a 4 anni di reclusione per associazione mafiosa quale affiliato all’omonimo clan capeggiato dal padre, con assoluzione dalla più grave di essere il mandante del tentato omicidio di Vincenzo Antonio Pellegrino, alias «Capantica», nome storico della mafia foggiana, sfuggito ad un agguato in via San Severo il pomeriggio del 5 maggio del 2007 perchè la pistola del killer s’inceppò: quel tentato omicidio diede il via alla guerra di mala tra i clan Sinesi da una parte e Moretti/Pellegrino dall’altra, che nell’arco di un anno e mezzo contò un paio di omicidi e cinque agguati falliti.

Francesco Sinesi fu arrestato dalla squadra mobile il 19 gennaio del 2012 su ordinanza del gip del Tribunale di Foggia chiesta dalla Procura per violazione della sorveglianza speciale, cui venne sottoposto nel novembre del 2010 all’indomani della scarcerazione per l’operazione «Big Bang» per la quale era stato arrestato nel gennaio 2009: i sorvegliati speciali non devono uscire di casa tra le 21 e le 7, non possono guidare l’auto perchè la patente viene revocata, non devono frequentare pregiudicati, e chiaramente non devono commettere reati.
da La Gazzetta del Mezzogiorno

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